C’è una cosa che, probabilmente, chi viaggia spesso per lavoro conosce bene: l’incredibile stanchezza mentale e fisica che può accompagnare ogni viaggio. Non importa quanto tu ami il tuo lavoro o quanto sia interessante la destinazione, a un certo punto il fascino dell’avventura svanisce, lasciando spazio alla domanda: “Ma ne vale davvero la pena?”. Ecco, è proprio qui che entra in gioco un concetto sempre più discusso: il wellness del viaggiatore d’affari.
Ma di cosa parliamo esattamente? Non stiamo solo dicendo che chi viaggia dovrebbe dormire meglio o mangiare più sano (anche se sarebbe già un gran passo avanti). Stiamo parlando di un approccio più ampio, dove le aziende cominciano a chiedersi come garantire il benessere dei loro dipendenti anche mentre saltano da un aereo all’altro o da un hotel all’altro. Sembra quasi ovvio, no? Eppure, nella corsa al profitto e alla produttività, questo aspetto è stato per anni ignorato.
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ToggleLavoro o Odissea?
Senza voler fare la figura del viaggiatore stanco (ma diciamocelo, lo sono stato), c’è una differenza sottile tra un viaggio di lavoro che ti lascia ispirato e uno che ti prosciuga. La linea di demarcazione? Molto spesso è il modo in cui l’azienda gestisce il viaggio stesso.
Facciamo un esempio. Hai mai preso un volo notturno, magari in classe economy, cercando di dormire rannicchiato su un sedile che sembra progettato per una persona alta la metà di te? E poi, come se non bastasse, sei atterrato, hai preso un taxi di corsa e sei andato direttamente a una riunione importante con clienti internazionali? Non serve molto per intuire che la tua performance, in quella stanza, sarà tutto fuorché ottimale. Ed è esattamente questo il punto su cui le aziende dovrebbero riflettere: che senso ha mandare un dipendente in missione se poi quel dipendente è esausto e fuori forma?
Negli ultimi tempi, però, qualcosa sta cambiando. Le politiche di viaggio aziendali cominciano a includere il benessere come parametro da considerare, accanto ai classici criteri di costo e produttività. Certo, non tutte le aziende sono pronte a concedere business class e soggiorni in hotel di lusso, ma già offrire un po’ più di flessibilità può fare la differenza. Partire un giorno prima, ad esempio, per riposare e acclimatarsi, oppure scegliere un hotel con una palestra o in una zona più piacevole della città. Sono piccole cose, ma cambiano la percezione del viaggio.
Wellness e Produttività
Durante un evento dove sono stato recentemente, un consulente parlava di come il concetto di benessere dei viaggiatori sia ormai integrato nelle strategie ESG (Environmental, Social, Governance) delle aziende. Il ragionamento è interessante: un’azienda non può dire di prendersi cura dei propri dipendenti se non considera il loro benessere anche quando sono in viaggio. E c’è di più: chi viaggia troppo, i cosiddetti “road warriors”, corre un rischio elevato di burnout. Ed è qui che l’attenzione al benessere non riguarda solo la produttività immediata, ma la sostenibilità a lungo termine.
Certo, non si tratta solo di concedere ai dipendenti hotel migliori o voli più comodi. Si parla di ripensare completamente il modo in cui si pianificano i viaggi: è davvero necessario? E qui apro una piccola parentesi personale. Ricordo un viaggio che ho fatto qualche anno fa per un incontro che, alla fine, si è rivelato poco più di una chiacchierata informale. Dopo ore di volo e notti insonni, mi sono chiesto: “Non sarebbe bastata una chiamata Zoom?”. Non ero l’unico a pensarla così. E ora, sembra che molte aziende abbiano cominciato a farsi la stessa domanda. Non tutti i viaggi sono essenziali, e forse, in alcuni casi, non viaggiare affatto potrebbe essere la scelta più sana (e più green).
La Flessibilità è la chiave per il Benessere?
Ma torniamo al punto. Anche quando viaggiare è davvero necessario, una maggiore flessibilità può cambiare l’esperienza del dipendente. Invece di forzare tutti a seguire le stesse rigide regole, si può lasciare spazio alle esigenze individuali. Vuoi partire un giorno prima per evitare il jet lag? Fai pure. Preferisci soggiornare in un hotel con una palestra per mantenerti in forma? Nessun problema.
E qui mi viene in mente un aneddoto. Un amico che lavora in una grande azienda tecnologica mi raccontava di un suo recente viaggio di lavoro. L’azienda gli ha dato la possibilità di scegliere un hotel eco-sostenibile con menù vegetariani e noleggio bici. Per lui, appassionato di salute e sostenibilità, è stato un toccasana. Ha girato la città in bici, si è rilassato in un hotel a basso impatto ambientale e ha affrontato la riunione successiva con molta più energia.
Non dico che ogni azienda debba offrire questo tipo di esperienza, ma la possibilità di personalizzare il viaggio in base alle esigenze individuali può fare una differenza enorme. E in fin dei conti, si tratta di una questione di equilibrio: bilanciare le necessità aziendali con il benessere dei dipendenti. Non sempre è facile, ma ascoltare chi viaggia e permettere qualche flessibilità in più è già un grande passo avanti.
Conclusioni? Non sempre perfette!
Il wellness del viaggiatore non è più un lusso, ma una necessità. Non solo per il benessere fisico e mentale dei dipendenti, ma anche per il futuro delle aziende stesse. Perché, diciamocelo, un dipendente felice lavora meglio. E anche se alcune aziende vedono ancora il benessere come un costo da ridurre, sempre più realtà stanno comprendendo che, in realtà, è un investimento a lungo termine.
Insomma, la prossima volta che ti ritrovi su un volo a lunga distanza per una riunione di lavoro, chiediti: ne vale davvero la pena? E, se la risposta è sì, assicurati che l’azienda faccia la sua parte per rendere il viaggio il più confortevole possibile. Perché, in fondo, anche una buona notte di sonno può fare la differenza tra un affare chiuso e una stretta di mano vuota.
Foto: Foto di Hayder Qasim: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-camminando-fiume-in-legno-12694077/