Quando nel 1992 Neal Stephenson pubblicò il suo libro di fantascienza Snow Crash, molti di noi iniziavano appena ad usare i computer. Ricordo che qualche anno prima avevo acquistato un pc senza neanche una scheda grafica, ma ero comunque orgogliosa di poter usare il popolare foglio di calcolo Lotus 1-2-3 e di scrivere in modo ordinato la mia comunicazione aziendale. Eppure, Neal nel suo libro aveva fatto un balzo nel futuro: immaginava una società “virtuale”, grazie ad una tecnologia sempre più connessa e immersiva, composta da individui che lui definiva “gargoyle”. Come spesso accade, fantascienza e futuro non sono poi molto distanti; basti pensare ai famosi protagonisti della fiction televisiva britannica datata 1973 Spazio 1999, in cui venivano usati dispositivi tuttofare che assomigliavano al famoso telefonino della Motorola, lo Startac, uscito poi vent’anni dopo. Oggi, a distanza di trent’anni, possiamo dire che quel libro di fantascienza trasformava un pensiero, in un’intuizione oggi divenuta realtà. E improvvisamente termini come “Metaverso”, “Avatar”, “Cryptocoin”, diventano linguaggio di tutti, anche per chi di uno Startac non ne aveva mai sentito parlare.
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ToggleViaggio di lavoro, relazioni umane tra aula fisica e digitale
Tuttavia, non posso negare i vantaggi di incontrare di persona i miei utenti, i miei clienti!
Un esempio? Per me restano vivissimi i ricordi delle persone che ho frequentato facendo formazione in aula prima della pandemia. Ho addirittura memorizzato, non solo i gesti, le parole, il volto, ma anche la postura e il colore della voce; ricordi che mi hanno consentito di stringere nel tempo relazioni sempre più vive, che hanno aperto nuove prospettive, maturato idee e rafforzato il rapporto.
Lo ammetto, non è stato lo stesso piacere incontrare persone esclusivamente online. La memoria sembra offuscata, i volti si confondono; quando leggo i nomi sulla rubrica del mio telefono, sebbene il mio lavoro sia stato portato avanti con successo, non riesco a “sentire” vicine quelle persone. E me ne dispiaccio.
Ora, immagino che per chi abbia sperimentato le due facce della medaglia, cioè la sola presenza fisica rispetto alla sola presenza digitale, questa differenza sia nettamente percepibile. Ma come potrà esserlo per le nuove generazioni appiccicate al proprio computer in un limbo di incoscienza che sfrutta i dati e non i sentimenti? Eppure non è di questo che vorrei parlarvi in questo articolo (anche se tanto avrei da dire a riguardo!), quanto invece di come il nuovo Metaverso può impattare sui viaggi d’affari.
L’esperienza di un viaggio di lavoro
Il viaggio per il business traveller significa crescita personale, occasione per confrontarsi con nuovi mercati, nuove culture, nuovi punti di vista e visioni. D’altronde la socialità è una dote umana che consente di cogliere sfumature, colori, suoni e sensazioni che nessun’altra forma tecnologica potrebbe garantire. Ma il viaggio è anche “consapevolezza”, poiché ci si rende conto in prima persona di come certe situazioni possano essere diverse rispetto a quanto si era immaginato, anche solo al telefono o tramite una videocall su zoom. Banalmente, quante volte vi siete fatti un’idea della persona che avevate sentito telefonicamente e poi, al primo incontro, avete scoperto tante altre sfaccettature?
Il viaggio è “gratificazione”, perché (e lo dimostrano molte recenti ricerche di mercato di società di head hunter) esprime la soddisfazione del viaggiatore ad intraprendere nuove esperienze di vita. E per il viaggiatore è oggi oggetto di valutazione del “pacchetto assunzione”.
Il viaggio è “esperienza”, perché permette di maturare un vissuto che si porterà con sé per tutta la vita, come un dono da custodire e apprezzare… che spesso si trasforma in rassicurante gratificazione ed empowerment.
Il viaggio è “benessere”, perché permette di innovare e rinnovare continuamente dimensioni fisiche ed emozionali; inoltre, influisce sullo stato di salute emotiva poiché libera lo spazio mentale e fa concentrare ad obiettivi di maggiore positività.
Il viaggio è “intelligenza emotiva”, poiché allena le capacità di valutare e osservare quanto ci circonda, con empatia e motivazione.
Il viaggio è “networking”, perché permette di interagire con le persone per creare connessioni e nuove amicizie o opportunità di business.
Il viaggio è infine il più potente strumento di marketing, in quanto offre la possibilità di interagire con nuove persone, nuovi mercati, nuovi potenziali clienti… proprio ciò che si verifica naturalmente in un viaggio d’affari. Le aziende che riconoscono questo valore traggono un sicuro vantaggio per il raggiungimento di un obiettivo comune: il successo.
Ecco allora che rafforzare i viaggi d’affari, soprattutto in questo momento in cui le organizzazioni hanno un bisogno straordinario di nuovi business, trasforma l’esperienza del singolo in una esperienza completa per l’azienda e per la collettività. Ma cos’è il Metaverso di cui tanto si comincia a parlare? E come cambierà il futuro dei viaggi?
Che cos’è il Metaverso?
Il metaverso è un’esperienza 3D che può utilizzare la realtà aumentata (AR), la realtà virtuale (VR) e le connessioni persistenti per creare un mondo immersivo. Gli utenti “vivono” all’interno di un universo parallelo digitale e possono svolgere attività che includeranno anche forme di lavoro, di contatto, o di viaggi fatti esclusivamente in modo virtuale. In un prossimo futuro il metaverso diventerà uno dei business mondiali più importanti e coinvolgerà utenti privati e in particolare le aziende.
Perché il Metaverso
La promessa che le big company del pianeta ci stanno offrendo è quella poter stimolare la nostra creatività e promuovere conversazioni virtuali, grazie agli ambienti immersivi che assomigliano a spazi fisici come centri commerciali, sale meeting, fiere, lounge di hotel o aeroporti. Per chi come me ha affrontato i vari lockdown della pandemia esplorando tecnologie e adattando il suo modo di fare business con i diversi sistemi di video conferenze online e in streaming — e ne ha potuto cogliere tutti i vantaggi —, questi nuovi ambienti virtuali potrebbero sembrare la “manna dal cielo” per sprigionare tante altre potenzialità del fare business, magari con una formazione ancora più dinamica o una consulenza integrata e continuativa.
Permettetemi di partire da un episodio personale. Ho un figlio giovanissimo, mi ero messa in gioco anche su piattaforme come Fortnite… peccato che reggevo al massimo 10 minuti di partita perché mi si incrociavano gli occhi e addirittura sentivo una lieve nausea. Lui no: continuava a distanza con i propri compagni di gioco, mentre io osservavo la loro capacità di “reggere” in una dimensione che non mi apparteneva.
Poi, nel 2020, vengo invitata a GEXO Expo, la prima fiera virtuale della sostenibilità. All’inizio un po’ spaventata di non capire il funzionamento della piattaforma (anche se Fortnite mi aveva fatto fare un po’ di esperienza virtuale), indosso con decisione il mio avatar: un abito rosso fiammante scelto dalla galleria del guardaroba digitale, capelli lunghi corvini come non ho mai avuto, siluetta che potevo permettermi solo a vent’anni e così inizio a navigare. Prima con diffidenza e poi, animata dalla curiosità, con un’abilità da camaleonte giravo come una scheggia per gli stand della fiera, per le sale conferenze e tra le diverse hall. Apparivo in certe riunioni e poi scomparivo subito dopo per recarmi ad un altro appuntamento programmato nella mia agenda digitale, peccato però che non lasciavo mai traccia del mio profumo.
Non lo nascondo, l’esperienza mi è piaciuta e ho avuto anche l’occasione di “incontrare” e interagire con molte persone interessanti per il mio lavoro. Ma è proprio in questa situazione che ho sentito scorrere un brivido, quel brivido che ti fa capire quanto il mondo virtuale possa rappresentare la fine del mondo reale e di molte professioni.
Il metaverso aziendale
Tornado alla startup, così come l’esperienza GECO anche Mytaverse offre un’esperienza immersiva, però personalizzata a seconda delle necessità. Infatti, le opzioni vanno dalle sale riunioni, cabine per conferenze, simulazioni di formazione, fino ad un enorme auditorium destinato ad un evento su larga scala completamente interattivo. Cosa dire poi degli spazi espositivi virtuali che si possono arricchire con modelli 3D di prodotti e che le persone possono raccogliere ed esaminare? Magari con i nuovi guantoni di cui in questi giorni si sente parlare sul web.
Come avevo fatto io, gli utenti possono personalizzare il loro avatar, attivare delle webcam sugli avatar per far comparire il proprio viso. Come mostra questo video si possono addirittura tenere piccole riunioni private “faccia a faccia”.
Che cosa si portano a casa i partecipanti? Intanto possono scaricare digitalmente i materiali che tradizionalmente vengono distribuiti ad una fiera in forma cartacea, possono inoltre ordinare i file in una sorta di valigetta (un cosiddetto “storage”) per raccogliere tutto il necessario.
Ma cosa non si portano a casa le persone? Vivere! Vivere l’essenza di un viaggio di lavoro, del ricordo, della crescita, dell’esperienza, del vivere dell’atmosfera di un albergo, di un aeroporto, di una stretta di mano, di uno sguardo nascosto, di un profumo vero. Con i nuovi sensori che la tecnologia ha già predisposto ci troveremo ad annusare e vivere qualcosa che non è davvero reale e che appiattirà il gusto e le sensazioni in una parola semplice: vere.
Come il nuovo Metaverso può impattare sui viaggi d’affari
Parto da questa affermazione raccolta in un articolo web di Venture Beat che racconta di una nuova startup, Mytaverse, che “vuole rendere obsoleti i viaggi per dirigenti con il suo metaverso aziendale per le persone che normalmente sarebbero in giro per il mondo”.
Tale affermazione esprime tutta l’incoscienza di chi non ha compreso il valore dei viaggi d’affari. Infatti il business travel offre notevoli benefici e ritorni dell’investimento sia per l’azienda sia per la persona che intraprende un viaggio. Ne abbiamo parlato molte volte quando vi abbiamo raccontato il nostro modello T-ROI® per calcolare i benefici di un viaggio, sia come valori tangibili sia intangibili.
Mi spiace ammetterlo, ma con il metaverso il futuro dei viaggi è compromesso. Lavoro da quasi trent’anni nel business travel e ho vissuto alcuni degli straordinari eventi che hanno impattato i viaggi d’affari e il modo di fare business del settore. Nel book Business Travel Management, quale futuro per i viaggi d’affari potete trovare un excursus completo, ma tanto per citarne alcuni: l’11 settembre del 2001, la SARS del 2002, la crisi finanziaria globale del 2008, l’eruzione del vulcano islandese dal nome impronunciabile che ha bloccato lo spazio europeo per diversi mesi. E che dire poi di Ebola, Zika e Covid-19. Tutti questi eventi shock hanno segnato molto la “mia industry”, ma ogni volta il settore si è fatto forza, si è ripreso e ha reagito con nuove modalità, con nuove tecnologie e con nuove risorse.
Oggi stiamo faticando e viviamo in un clima di incertezze e di forti preoccupazioni, poiché la crisi è più profonda. Ed è proprio in questo clima di incertezza che per necessità si affacciano sul mercato servizi tecnologici che rappresentano chiare soluzioni. Chi non ha iniziato ad usare o ha partecipato a video conferenze con le nuove piattaforme di connessione? Eppure, solo qualche mese prima, la maggioranza ne ignorava l’esistenza.
Il metaverso rivoluzionerà probabilmente il modo in cui le persone faranno business, senza neanche una volta acquistare un biglietto di un aereo. Ma nello stesso tempo la capacità di riunire persone in grandi o piccoli spazi virtuali standardizzati renderà gli stessi utenti più vulnerabili, non solo per la scarsa regolamentazione dei confini, della privacy ma anche degli effetti sociali, etici e morali.
Le altre facce della medaglia del Metaverso
Se il Covid-19 ha enormemente accelerato la digitalizzazione del business e ha rivelato i numerosi vantaggi di soluzioni come il lavoro agile, flessibile e a distanza (tanto che ne è nata la figura del Mobility Manager obbligatoria per legge nelle aziende con più di 100 dipendenti, che tra i suoi compiti ha anche quello di regolamentare lo smart working) il costo del Metaverso potrebbe essere molto più alto rispetto a quanto si pensi.
La connettività del Metaverso dovrà offrire esperienze fluide e rapide per colmare ogni distanza e raggiungere le comunità virtuali in tutto il mondo. E per fare questo avrà bisogno di molta molta energia.
Non mi riferisco solamente agli effetti sul business per alcune realtà aziendali o settori industriali, ma anche dei costi generalmente sottovalutati come servizi di hosting, infrastrutture tecnologiche, costi per l’elettricità. Tutte queste tecnologie emergenti saranno particolarmente critiche per i consumi energetici e con le nuove reti 5G e l’adozione dei veicoli autonomi, il problema che presto ci troveremo ad affrontare sarà quello dello stoccaggio e dello smaltimento di batterie o della ricerca di nuove fonti di energia (spero pulita questa volta!) capaci di supportare l’enorme richiesta che si svilupperà.
Non so se questo farà scopa con i principi della sostenibilità e degli obiettivi COP26, ma certo è che il problema energetico è ancora oggi un grave limite per tutti i governi e in particolar modo per i paesi in via di sviluppo. Ci troveremo affamati di energia, e non basterà il pannello solare montato sul tetto per ricaricare la propria vettura per qualche ora di autonomia.
Che cosa dire delle conseguenze sociali ed etiche di questo nuovo habitat? E delle implicazioni degli innumerevoli dati che saranno raccolti sul nostro conto e gli aspetti privacy?
Un mondo senza confini fisici darà la spinta alla creazione di società/ragioni sociali virtuali, che non avranno bisogno di una sede fisica e tantomeno di una scrivania. E allora mi domando: dove saranno pagate le tasse? E a chi?
Ed eccoci al punto: un mondo virtuale funzionerà probabilmente con la sua valuta.
Nell’articolo di Francesca Rossini su “reddito inclusione” asserisce che le grandi potenzialità del Crypto Metaverse e la popolarità dei token legati al progetto è improvvisamente esplosa, incrementando il loro valore del 100%. Quando penso a questo fenomeno mi viene in mente lo storico gioco Monopoli, dove con dadi e un percorso obbligato si potevano comprare casette, terreni, alberghi e in modo fantastico diventare ricchi… o perdere tutto con un giro sbagliato della carta “probabilità”.
I progetti delle nuove Cryptovalute tendono a spostare questi soldi dalla dimensione virtuale a quella fisica. “I proprietari di queste attività sono in grado di ottenere guadagni reali generati dal valore importato da tutti gli utenti che vi interagiscono”, si legge ancora nell’articolo.
Quali saranno gli effetti economici del mondo Metaverso
La tecnologia VR e AR stimoleranno la ripresa dei viaggi di lavoro e parallelamente vivranno viaggi fisici come quelli virtuali. Probabilmente nasceranno nuove carte di credito per regolare le spese di viaggio nel Metaverso. E così come abbiamo vissuto nel fisico anche con l’avvento di NDC, saranno offerti servizi “ancillary” differenziali per offrire agli utenti un’esperienza sempre più immersiva. Nasceranno nuove società (o si evolveranno le big esistenti?) per la gestione della rendicontazione amministrativa.
Le tecnologie d’ufficio si sostituiranno con quelle di cuffie o visori adatti all’esperienza virtuale, i gadget si evolveranno di conseguenza.
L’industria del Travel Fashion e Retail potrebbe subire forti ripercussioni, poiché indossare un abito digitale costerà molto meno di un tailleur di lana. Alcune società trasformeranno il concetto di fashion design.
Il marketing si sposterà quasi esclusivamente verso spazi online dove la misurazione della soddisfazione sarà basata solo su algoritmi e impronte digitali. Le identità per la stessa persona saranno diverse. L’ambiente virtuale farà sviluppare delle nuove leadership e capacità di gestione e relazione in ogni ambito e in ogni business. Non sarà più necessario consegnare a casa quanto acquistato online, ma saremo soddisfatti di quello che acquisteremo virtualmente. E magari poseremo quel nuovo oggetto tra quelli di un soprammobile virtuale. Forse non saranno neanche necessari i grandi centri commerciali, perché potremo acquistare e “toccare” con mano molti dei prodotti nei scaffali virtuali. Dove la disposizione seguirà nuove logiche del merchandising. Insomma, l’esperienza d’acquisto cambierà, così come le nuove logiche creative di far visualizzare i prodotti e invogliare l’acquisto.
Saremo costantemente connessi. Qual è la novità direte voi, lo siamo già oggi con i cellulari, ma in futuro la connessione sarà sempre più immersiva; il limite tra reale e virtuale potrà essere un problema e la possibilità di disconnettersi sarà sempre più difficile. Non vedremo più la realtà per quella che è davvero, ma solo per quella che ci faranno vedere. Diventeremo dipendenti da un ecosistema nuovo in ogni ora del giorno e forse anche della notte e forniremo molti più dati rispetto a quelli oggi previsti. Il senso del tempo sarà distorto, e probabilmente verranno sviluppati nuovi meccanismi per controllare non solo il tempo ma anche gli spazi di navigazione, perché l’immersione in un ecosistema così ampio e la varietà di informazioni potranno notevolmente confondere. E questo porterà gli utenti sotto un controllo costante tra mondo reale e mondo virtuale. Tutta la nostra vita sarà perennemente messa in mostra, con una distorsione tra quello che è etica e morale. Per non parlare dell’effetto reputazionale che modificherà i comportamenti di chi interagisce.
Ci saranno nuove leggi (fiscali, amministrative, comportamentali, diritto d’autore nelle opere create virtualmente ecc..) che regolamenteranno la vita virtuale, nella speranza che il controllo della privacy siano davvero mantenute. E queste nuove regole si intrecceranno nella vita quotidiana. L’unica speranza è che queste intervengano preventivamente e non con il solito effetto – causa.
Ci saranno i nuovi ricchi, quelli che sapranno sfruttare le connessioni e la capacità di propinare alla massa condizioni di vita alternativa, quella desiderata nei sogni ma non reale. La nuova élite emergerà e lo svantaggio sociale sarà ancora più percepito, così come la capacità di scegliere il giusto e il buono sarà sempre più messa in discussione poiché indirizzata a fenomeni di massa.
Ci sarà un nuovo modo di viaggiare, con società tecnologiche che proporranno forme di viaggio straordinarie, innovative, spazi fantastici nelle dimensioni virtuali.
E, per concludere, prenderemo delle decisioni più veloci, senza a volte davvero riflettere sull’importanza delle cose e delle persone. È davvero questo il futuro che vogliamo?