Tutelare le minoranze con il Travel Risk Management

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Per donne e membri della comunità LGBTQ+ non è sempre facile un viaggio di lavoro. Per garantire la sicurezza in trasferta è necessario tutelare le minoranze con il Travel Risk Management.

L’inclusione nel Travel Risk Management è diventato un aspetto cruciale per le aziende. Il benessere del personale passa inevitabilmente per la sensazione di sentirsi accolti e tutelati da parte del datore di lavoro. Oggi la sensibilità verso ogni tipo di dipendente è anche un fattore imprescindibile di brand reputation e una leva per attirare nuovi talenti. Se in ufficio i diritti sono pienamente garantiti, all’estero le cose potrebbero essere diverse. Tutelare le minoranze con il Travel Risk Management è quindi necessario, ma anche particolarmente complesso in base alla destinazione della trasferta. Se i dipendenti in viaggio sono donne o appartenenti alla comunità LGBTQ+ bisogna tenere conto di aspetti che solitamente non riguardano i colleghi uomini ed etero

Ci sono gruppi di viaggiatori che possono trovarsi di fronte a rischi inevitabilmente legati alla loro identità. Ad esempio le donne sono più esposte a molestie o episodi di violenza di genere; mentre membri della comunità LGBTQ+ possono andare incontro a pericoli in paesi dove sopravvivono leggi e comportamenti sociali fortemente discriminatori. Quali sono allora le accortezze e i protocolli che l’azienda deve attuare per prevenire eventuali situazioni spiacevoli?

Conoscere i pericoli discriminatori nel paese di destinazione 

Conoscere la cultura del paese che ospita la trasferta è sempre importante. Tuttavia, se la cultura locale è sensibilmente lontana dalla nostra è ancor più importante accertarsi di quali siano le convenzioni sociali e in alcuni casi le convinzioni religiose. Prendiamo ad esempio i paesi di cultura islamica. Lì comportamenti che ai nostri occhi sono comuni non sono tollerati. Quando si parla di donne la situazione si complica ulteriormente e anzi si corre più frequentemente il rischio che vengano considerati illegali gesti per noi innocui. 

Le ricerche svolte da Sap Concur e da Wakefield Research dimostrano un trattamento alquanto sbilanciato verso le donne nei paesi di cultura islamica. Il 77% delle donne ha subito maltrattamenti o molestie durante i viaggi; al 42% viene chiesto se viaggiano in compagnia del marito; il 38% è ignorato dal personale dipendente di sesso maschile e il 31% è appellato in maniera inopportuna mentre lavora

Partendo da questi dati emerge con chiarezza l’urgenza da parte delle aziende di informarsi sulla cultura del paese di destinazione, prestando particolare attenzione al quadro della considerazione e dei diritti della donna. 

Ma ad aver bisogno di una particolare tutela, come già detto, sono anche le ideologie e le leggi relative all’orientamento sessuale delle persone. La ILGA World (lesbian, gay, trans and intersex association) dichiara che esistono ancora almeno 70 paesi nel mondo in cui le relazioni omosessuali sono criminalizzate; questi Stati si concentrano in Asia e Medio Oriente. Si tratta di una conoscenza imprescindibile quando è in partenza un dipendente appartenente alla comunità LGBTQ+. In particolare, gli aspetti da approfondire sono l’atteggiamento della società verso gli omosessuali e il tasso di crimini omofobi, l’interdizione per queste persone da alcuni servizi e il rischio di molestie da parte delle autorità.

Come supportare le minoranze durante un viaggio di lavoro

Il supporto ai dipendenti in trasferta inizia prima della partenza e allo stesso tempo deve rispettare la loro privacy senza rischiare di cadere in stereotipi e generalizzazioni. Bisogna trattare con discrezione e rispetto le informazioni personali.

Stabilito questo presupposto imprescindibile, è importante coinvolgere attivamente i dipendenti nella pianificazione dei loro viaggi può aiutare il Travel Manager a conoscere meglio i rischi comuni incontro ai quali va un dipendente appartenente alle minoranze. 

Tuttavia, i lavoratori omosessuali potrebbero non voler dichiarare il proprio orientamento sessuale. Ecco perché sarebbe opportuno inserire all’interno della travel policy una sezione dedicata a questo tipo di problemi, specificando i rischi e i contatti di riferimento. L’ideale da parte dell’azienda sarebbe anche collaborare con organizzazioni che forniscano supporto e consulenza per le donne e per la comunità LGBTQ+. 

Bisogna prevedere un piano di comunicazione pre-partenza. È molto importante formare i viaggiatori di cui parliamo in questo articolo prima che partano in materia di sicurezza personale e diritti. I dipendenti più esposti a rischi di natura discriminatoria devono sapere in anticipo quali sono i comportamenti, legittimi nel nostro paese, ma che è meglio evitare in paesi più intransigenti. Allo stesso tempo è urgente informarli sulle zone e gli ambienti meno indicati da frequentare e fornire loro i contatti d’emergenza più utili. Da un punto di vista logistico, l’azienda deve garantire alloggi e trasporti sicuri per far sentire tutelati i propri dipendenti. 

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