C’era una volta il travel manager. Quel professionista che si occupava di prenotare voli, scegliere hotel e risolvere contrattempi all’ultimo minuto. Bene, dimenticatevelo. Oggi il ruolo è cambiato, cresciuto, esploso in qualcosa di molto più grande. E a dircelo è BCD Travel, che con un sondaggio globale ci svela come questa figura si stia trasformando nel fulcro di strategie aziendali complesse.
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TogglePiù di una scrivania: una regia
I numeri non mentono. Il 68% dei travel manager si occupa ora di selezionare i fornitori, mentre più della metà (51%) è coinvolta nella gestione di pagamenti e spese. Alcuni? Vanno oltre, abbracciando ruoli legati al procurement o alla gestione di meeting aziendali. Ma non pensate che si fermino qui: il 44% fa reporting, il 47% sviluppa strategie di viaggio, e il 53% gestisce direttamente i rapporti con le Travel Management Company (TMC). Una lista di compiti che sembra infinita.
E poi c’è la collaborazione con gli stakeholder. È diventata la chiave di tutto. Non si lavora più in silos, ma in team trasversali: il 71% dei travel manager si ritrova a partecipare a progetti interfunzionali, interagendo con dipartimenti come finanza, sicurezza e sostenibilità. E qui non si parla solo di budget o policy. Si parla di valori. La sostenibilità, ad esempio, non è più un’opzione “nice-to-have”: il 57% degli intervistati dice che è una priorità crescente. E sì, è il tipo di cambiamento che fa pensare che anche il business può fare la sua parte per un mondo migliore.
Tecnologia: il grande amore (e la grande frustrazione)
C’è una cosa che i travel manager amano: la tecnologia. Eppure, è anche la loro più grande fonte di frustrazione. Il 58% dice di avere gli strumenti giusti per lavorare, ma quasi la metà lamenta budget insufficienti per migliorarli o ampliarli. Immaginate di voler cucinare un piatto stellato ma avere solo metà degli ingredienti. È un po’ così. Eppure, non si arrendono: il 55% dichiara che l’analisi dei dati è diventata centrale, mentre il 53% sottolinea quanto sia importante integrare nuove tecnologie per restare al passo con i tempi.
Oggi i travel manager dedicano il loro tempo a molto di più. Il 53% è impegnato nella gestione dei rapporti con le Travel Management Company (TMC), mentre il 47% sviluppa strategie di viaggio e comunica con i dipendenti in trasferta. Ma non è tutto: l’analisi dei dati e la reportistica rappresentano il 44% delle loro attività, dimostrando come il ruolo sia sempre più orientato all’elaborazione di informazioni strategiche piuttosto che a semplici attività operative.
Certo, le mansioni più tradizionali come l’organizzazione e la prenotazione diretta dei viaggi ci sono ancora, ma occupano solo il 17% del tempo. Insomma, oggi i travel manager sembrano più analisti e comunicatori che semplici gestori.
Sfide? Tante, forse troppe
Ma non è tutto oro quello che luccica. Le sfide che affrontano ogni giorno sono tutt’altro che semplici. Il 50% deve fare i conti con le aspettative di stakeholder aziendali sempre più esigenti, mentre il 44% cerca di rimanere al passo con i cambiamenti del settore, come nuove tecnologie e normative. E poi ci sono i vincoli di budget (34%) e i team sottodimensionati (23%), che spesso trasformano il loro lavoro in una corsa contro il tempo.
Un altro punto critico? Le esigenze dei viaggiatori. Il 37% dei travel manager sottolinea che rispondere alle loro necessità è una sfida continua, soprattutto in un’era in cui i dipendenti si aspettano esperienze di viaggio fluide e personalizzate.
Un ruolo in espansione
Il 79% dei travel manager conferma che il proprio ambito di responsabilità si è ampliato negli ultimi anni. E non stiamo parlando solo di “più lavoro”. Il focus si è spostato verso aree come:
- Controllo dei costi: una priorità per il 64% degli intervistati.
- Analisi dei dati: il 57% ne fa un elemento cruciale per decisioni informate.
- Sostenibilità: il 49% pone maggiore attenzione all’impatto ambientale.
- Innovazioni tecnologiche: il 53% cerca soluzioni avanzate per migliorare processi e strategie.
Dimostrare il proprio valore: una missione strategica
Non basta fare bene il proprio lavoro: i travel manager devono anche dimostrare quanto valgono. Come? Con numeri e strategie. Il 62% degli intervistati misura i risparmi generati dai programmi di viaggio, mentre il 53% lavora per allineare la strategia di viaggio con quella aziendale complessiva. Inoltre, il 52% condivide regolarmente KPI e aggiornamenti con gli stakeholder. Ma c’è di più. Il 39% assicura la visibilità sui viaggiatori e le relative misure di sicurezza, e il 37% raccoglie feedback diretti dai dipendenti in trasferta. Tutto questo dimostra quanto il travel management sia diventato una leva per migliorare la produttività, la sicurezza e l’efficienza dell’intera azienda.
Vi siete mai chiesti se i travel manager sono soddisfatti del loro lavoro?
La risposta è… ni. Se da una parte apprezzano l’autonomia e il supporto degli stakeholder, dall’altra soffrono la mancanza di opportunità di crescita, carichi di lavoro enormi e stipendi che non sempre rispecchiano il loro valore. Un dato curioso? Se potessero cambiare qualcosa, chiederebbero strumenti migliori, team più numerosi e un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Quello che emerge dal sondaggio è un ruolo in piena evoluzione. I travel manager non sono più figure dietro le quinte. Sono davanti, in prima linea, a orchestrare viaggi che non sono solo viaggi, ma parte di strategie aziendali più grandi. BCD Travel lo sottolinea: il loro lavoro non si limita a far risparmiare soldi. È una questione di dati, sostenibilità, esperienza dei viaggiatori e, soprattutto, visione.
E allora, la prossima volta che pensate a un travel manager, immaginate un direttore d’orchestra, un innovatore, e, perché no, un supereroe con un’agenda piena zeppa. Perché non basta gestire i viaggi. Bisogna anche reinventarli. E farlo con stile.