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ToggleLo smart working è al centro del modello lavorativo del futuro che pone al centro il benessere dei dipendenti. Ma bisogna iniziare dall’innovazione tecnologica.
Se fino ad un paio di anni fa il processo di digitalizzazione fosse in molti casi nella lista dei buoni propositi, con la pandemia è diventato un punto essenziale da depennare quanto prima. Direttamente o indirettamente, infatti, il mondo del business ha dovuto fronteggiare l’adeguamento tecnologico delle proprie attività con un’urgenza disarmante. Oggi che sembra essere iniziato un nuovo capitolo della nostra convivenza con il virus possiamo stilare i primi bilanci a mente fredda in merito a quanto gli sviluppi digitali dei sistemi aziendali saranno un lascito per il futuro. Anche leggendo questa prima introduzione a molti lettori non sarà sfuggito il collegamento tra pandemia, lavoro e smart working. Ed è proprio questo il più rilevante aspetto legato al mondo aziendale che tra incertezze, adeguamenti e potenzialità, sembra essere al centro dei futuri modelli lavorativi, tanto che oggi si parla anche di workation. Ad esempio, lo smart working sembra essere al centro delle nuove strategie aziendali per attirare talenti nella propria cerchia.
L’ufficio è diventato uno spazio d’incontro con i colleghi per il 33% delle PMI
Una ricerca promossa da ASUS all’istituto Eumetra ha studiato appunto le nuove strategie aziendali e i processi di adattamento messi in campo da parte di quattrocento tra piccole e medie imprese italiane in questo periodo di post-Covid.
Innanzitutto dallo studio è emerso che il nuovo interesse collettivo, e dunque anche aziendale, non si limita solamente all’aut aut tra il lavoro in ufficio e quello da remoto, ma bensì al benessere psicologico delle persone, e dunque dei dipendenti. Di conseguenza l’approccio al lavoro è in piena evoluzione e chiede alle aziende un sempre maggiore investimento sul capitale umano non solamente in fatto di dispositivi per la sicurezza personale, ma anche relativamente a welfare e soddisfazione personale. Grazie ad un ricorso sempre più massiccio allo smart working, i lavoratori non si sentono più a proprio agio inchiodati dietro una scrivania. L’ufficio ha quindi subito un cambiamento della percezione; potremmo dire che ha subito in pieno un ribaltamento: l’ufficio non è più simbolo della monotona routine quotidiana, ma bensì uno spazio di incontro, condivisione e co-working con i propri colleghi. Infatti il 33% del campione che ha preso parte alla ricerca promossa da ASUS ha dichiarato di considerare l’ufficio come punto di incontro con i colleghi al di fuori del lavoro da casa; per il 18% delle PMI è divenuto ormai addirittura un luogo superfluo e da destinare solamente ad appuntamenti formali o corporate.
In occasione della medesima ricerca, il 41% delle PMI italiane ha riconosciuto di aver dovuto far fronte a dirompenti cambiamenti a livello operativo e organizzativo durante i primi mesi della pandemia. Il dato rilevante è però che una buona quota di esse ha nei piani di mantenere le modifiche tecnologiche apportate se non addirittura di implementarle. Il 29% del campione ha intenzione di rinnovare il proprio sistema tecnologico. Le aziende che hanno invece già messo in campo tante innovazione non raggiungono cifre altrettanto alte; non superano il 14% le PMI che hanno rinnovato l’apparato tecnologico, il 10% ha previsto nuovi servizi mentre il 9% ha già avviato una riorganizzazione interna. In merito allo smart working, le prospettive future sembrano parecchio chiare: per il 67% delle PMI rimarrà il lavoro da remoto.
Strumenti di smart working strategico
Se cambia la concezione di lavoro e i suoi spazi, non ci stupisce che anche gli strumenti siano destinati a cambiare come già anticipato. Le aziende che puntano sullo smart working strategico sono pronte ad adottare modelli di lavoro che prevedano maggior autonomia per i dipendenti puntando sulla produttività piuttosto che sulle ore di fronte allo schermo. Affinché un ecosistema digitale da remoto sia però efficiente è indispensabile che certe funzioni, infrastrutture e dispositivi siano affidabili. Ecco perché il 48% delle PMI impegnate verso una maniera meno impostata di lavorare e più rivolta al benessere dei dipendenti ha dato priorità all’incremento di webcam e microfoni per videoconferenze, ma anche all’acquisto di laptop per i propri dipendenti. Quello che forse rappresenta il più grande paradosso in questa evoluzione aziendale è il fatto che le attività che da sempre sono state svolte con supporti tecnologici sono scivolate in fondo alla classifica. Ad esempio la creazione di contenuti grafici e multimediali è al 19%, la progettazione al 18% e lo sviluppo di software al 15%. Alle prime posizioni delle funzionalità digitali si trovano invece oggi le mansioni amministrative con il 40% o la gestione delle relazioni con colleghi al 36%.
Perché lo smart working accresce l’appeal aziendale
Tanti cambiamenti e tanta propositività verso un nuovo approccio lavorativo non devono però adombrare il fatto che persistono importanti sacche di insoddisfazione che solamente una normativizzazione un dialogo schietto con i propri dipendenti potrebbero sgonfiare. Lo smart working è un nuovo approccio al lavoro che potrebbe sicuramente conciliare bene vita privata e professionale, ma deve essere ben strutturato. Infatti, secondo un’indagine condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in collaborazione con SWG, l’84% dei lavoratori in modalità agile la promuove a pieni voti, ma il rischio di ritrovarsi a lavorare molto di più e senza un confine tra sfera lavorativa e personale è dietro l’angolo. Dalla stessa ricerca è ad esempio emerso che questo momento storico di trasformazione nelle abitudini lavorative ha spinto molte persone (55%) ad esprimere la propria insoddisfazione lavorativa con l’intenzione di trovare un nuovo impiego. Anche per questa ragione è fondamentale che le aziende accrescano il proprio appeal verso i propri dipendenti attuali e potenziali. La rivoluzione tecnologica e lo smart working sono alla base del cambiamento dei modelli organizzativi aziendali.
Le chance per un’impresa di risultare più attrattiva verso nuove risorse e di rafforzare il senso di appartenenza dei propri dipendenti non si limitano ad un modello lavorativo da remoto. Anche un rinnovamento e un adeguamento ai tempi della selezione del personale può rendere più solido il sistema aziendali. Inoltre un’azienda che vuole mantenere i propri collaboratori dovrebbe investire in formazione e possibilità di carriera. Tutto quanto detto finora ha alla lunga ricadute positive sull’attività di business, composta da persone motivate, rilassate e parte integrante della mission aziendale.
Parte dello stesso cambiamento nella filosofia aziendale è costituito dalla gestione dello Smart Mobility Management; cioè l’interesse delle aziende a favorire lo spostamento quotidiano dei propri dipendenti, riducendo traffico e spese fisse a favore di meno stress e più tempo libero. Il 47% del campione dello studio ASUS ha manifestato questa intenzione. In particolare è il Mobility Manager aziendale che cura il Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro, PSCL, come abbiamo avuto modo di approfondire in un altro articolo.