Sono settimane calde per gli NCC italiani. Mercoledì 3 aprile, il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha incontrato 57 associazioni di categoria tra taxi ed NCC per presentare la terza versione del decreto relativo al cosiddetto “pacchetto NCC”. La novità di maggior rilievo per il settore NCC è che l’attesa forzata tra una corsa e l’altra passa da un’ora a mezz’ora, ma per sapere qualcosa in più sulla mattinata al Ministero abbiamo intervistato un “insider” dell’incontro: l’avvocato Troianiello che da anni segue questa vicenda dal punto di vista legale e che si sta muovendo in rappresentanza di un’associazione di NCC AIMS.
Sommario
ToggleCosa è emerso dall’incontro del 3 aprile con il Ministro dei Trasporti?
Il testo del Decreto attuativo e il Ministro Salvini hanno confermato quanto scritto nelle bozze. Quindi, in merito al ridesharing nel settore NCC ed escludendo per il momento le piattaforme di intermediazione, non sarà più consentito alle auto con conducente di prestare servizio oltre il territorio del Comune che ha rilasciato la licenza. Al di là dei tecnicismi l’effetto più evidente sarà, ad esempio, che gli NCC di piccoli Comuni nel Lazio non potranno più operare entro i confini di Roma Capitale.
Quali sono le ragioni che il Ministero dei Trasporti adduce per prendere queste misure? Anche perché questa posizione sembra contrastare con le politiche legate alla mobilità sostenibile e al concetto di MaaS promosse anche dall’UE.
Guardi, le dico solo che quando ho sollevato la questione dell’incompatibilità dei Decreti attuativi con il MaaS c’è stata una levata di scudi già da parte dei tecnici del Ministero. Ma c’è un palese conflitto. II Ministro Salvini è stato piuttosto chiaro nel dire che la decisione è politica, rispondendone in prima persona nel bene e nel male. I tecnici del Ministero hanno poi declinato questa visione sotto forma di provvedimenti.
Penso all’impatto più immediato sul turismo. Le ripercussioni su questo settore e su tutto l’indotto non sono state sufficienti a scoraggiare queste misure?
Questi decreti evidentemente avvantaggiano i taxi nel mercato del trasporto pubblico non di linea perché godono di una rendita di posizione, ma sono un numero contingentato e nella loro ottica la presenza di NCC toglierebbe loro guadagni. Però il mercato, e in particolare, il turismo contraddice palesemente questo timore. C’è una tale domanda di servizi da parte dei turisti che non riesce ad essere evasa dall’offerta dei taxi! Basta andare a Termini e vedere le file interminabili di persone in attesa che neanche con gli NCC si riesce comunque a soddisfare. E ancora non siamo in aria di Giubileo, Olimpiadi o G7!
Anche perché gli NCC forniscono un servizio diverso al turista, mettendosi a disposizione di itinerari che prevedono diverse tappe.
Sì, il servizio è diverso e spesso si tende ad identificare gli NCC con il servizio limousine di lusso che si trova in America alternativo ai taxi. In realtà il turista è alla ricerca di flessibilità e libertà, non sempre di lusso. Soprattutto in territori molto trafficati, senza NCC è arduo spostarsi. Pensa a quanto può essere difficile fare un tour turistico per Roma in autonomia!
Perché dall’alto non ci si impegna al contrario a convincere la categoria dei tassisti di quanto ci stiamo dicendo noi, cioè che in realtà taxi e NCC rispondono anche ad esigenze diverse e che la domanda è talmente alta che i loro timori dovrebbero essere sconfessati?
Il trasporto dall’Aeroporto di Fiumicino a Roma Termini è il servizio tipico che fanno entrambe le categorie e alcune sovrapposizioni sono state evidenziate anche dall’AntiTrust e dalla Corte Costituzionale. La paura dei tassisti non è di lavorare meno, ma di perdere la garanzia di guadagnare quanto prima. E a questo aggiungono come il costo della licenza verrebbe svalutato se improvvisamente si ampliasse il mercato. Ma in realtà l’apertura avverrebbe in maniera progressiva e spetterebbe al Ministro introdurre misure economicamente compensative, come avviene d’altronde per la politica della concorrenza in ogni settore liberalizzato. Ciò non avviene perché la categoria dei taxi è coriacea, unita e compatta anche in sede politica.
Infatti sembra quasi l’unica vera corporazione, quasi in stile medievale, in Italia.
Sì, infatti nei libri di economia quella dei taxi è indicata proprio come la tipica corporazione. Nel nostro paese è molto evidente, ma non è un fatto solo italiano. In altri Stati europei la forza della categoria dei taxi è pari se non superiore a quella nel nostro paese. Comunque ci sono stati paesi politicamente forti che hanno comunque liberalizzato, come la Francia. Mi è anche capitato di vedere i dirigenti di peso della Direzione Generale Trasporti dell’Unione Europea disarmati rispetto alla determinazione dei rappresentanti di categoria.
Quindi l’Unione Europea come pensa di muoversi?
L’Unione Europea avrebbe competenza nello stabilire una regolamentazione del settore, ma la Commissione ha preferito un atto di “soft law”, quindi una misura non vincolante e innalzabile a rango di legge. Potremmo dire che la strategia è di osservare l’evoluzione dei contenziosi e agire di conseguenza. Però c’è anche un’altra realtà. La Commissione Europea non ha totalmente abbandonato la questione nei termini detti finora e ha semplicemente messo nel cassetto alcune procedure di infrazione contro l’Italia. Quindi possiamo dire che l’Europa ha deciso di fare una normazione soft e poi di aspettare le sentenze.
Le dico un esempio: a giugno è stata pubblicata una sentenza in Spagna dove la ragione madrilena ha liberalizzato il settore e quella catalana no e anzi ha chiuso il mercato ancor di più. Alla Corte di Giustizia Europea è stato dichiarato che il provvedimento fosse contrastante con il Diritto dell’Unione Europea. In teoria questa sentenza dovrebbe essere applicata in tutti i paesi della Comunità, seppur non stia succedendo.
Vorrei lasciarci con un auspicio. Lei pensa che in un futuro a medio termine ci sarà un’apertura da parte della categoria dei tassisti?
Sì, è impensabile che la situazione possa andare avanti ancora a lungo. Quindi qualcosa succederà come in altri settori. Ovviamente se c’è una spinta maggiore da parte dell’UE questo succederà prima, perché sicuramente saranno necessari stimoli esterni. Infatti la politica italiana non ama affrontare questo argomento. Ad esempio il Governo Monti, con un’ampia maggioranza, passò la norma alla Camera e poi fu respinta al Senato; oppure il Governo Draghi è crollato proprio per un Decreto NCC. Quindi, sì, si farà qualcosa, però temo che questo non avverrà con l’attuale governo.