Risk Outlook 2025: affrontare un futuro incerto

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Con uno scenario globale sempre più imprevedibile, International SOS ha pubblicato il rapporto Risk Outlook 2025, una panoramica dei rischi principali che le organizzazioni si troveranno ad affrontare nei prossimi mesi. Dalla geopolitica alle emergenze sociali, le sfide si moltiplicano e richiedono strategie sempre più articolate per proteggere sia le attività che il benessere dei lavoratori.

Secondo il rapporto, il 65% dei professionisti della gestione dei rischi ritiene che il mondo sia diventato più pericoloso nell’ultimo anno. Ma il dato più inquietante è un altro: per il 75% dei decisori aziendali, i disordini sociali e politici rappresentano il rischio principale per il 2025. E come dargli torto? Le tensioni geopolitiche e le proteste sembrano essere ormai la colonna sonora di questa epoca travagliata.

Franco Fantozzi, Senior Security Advisor di International SOS, spiega: “La natura interconnessa dei rischi odierni contribuisce a creare un ambiente in cui i problemi possono peggiorare in modo rapido e imprevedibile. Le tensioni geopolitiche stanno causando interruzioni nelle catene di approvvigionamento e minacce di tipo informatico, mentre la misinformazione e la disinformazione agiscono da amplificatori del disordine, erodendo la fiducia sia all’interno delle organizzazioni che tra i paesi. Tali complessità richiedono un passaggio da strategie reattive a strategie predittive, basate sull’utilizzo di informazioni accurate e collaborazioni di tipo trasversale. Per quanto le sfide siano numerose, le organizzazioni che adottano un approccio sistematico per comprendere e mitigare tali rischi multistratificati non solo possono tutelare la propria forza lavoro e capacità operativa, ma anche rafforzare la propria resilienza in un’epoca di incertezza come quella odierna.”

Tensioni geopolitiche: il domino globale

Prendiamo le tensioni geopolitiche. Qui non si parla solo di guerre e conflitti, ma di una rete di conseguenze che si intrecciano e si amplificano. Dal conflitto in Ucraina, che ha sconvolto i mercati energetici europei, alle crisi in Medio Oriente che alimentano divisioni e polarizzazioni, ogni evento locale ha ripercussioni globali.

E i numeri non lasciano spazio all’immaginazione:

  • Il 75% dei decisori primari intervistati ritiene che i disordini politici e sociali e le proteste avranno probabilmente un impatto significativo sulle proprie attività e/o sul personale nei prossimi 12 mesi.
  • Il 74% dei decisori esprime preoccupazione per le tensioni geopolitiche e ritiene che queste avranno probabilmente un impatto significativo sulle proprie attività e/o sul personale nel corso del prossimo anno.
  • Il 73% ritiene che i rischi associati ai trasporti e le interruzioni degli stessi avranno probabilmente un impatto significativo sulle proprie attività e/o sul personale nel prossimo anno.

Insomma, un effetto domino che nessuno può ignorare.

Burnout e stress: il prezzo invisibile della frammentazione

E poi c’è il lato umano, quello che spesso passa in secondo piano ma che è cruciale: la salute mentale. Chi riesce davvero a restare indifferente davanti a un mondo così instabile? Il burnout e lo stress sono ormai all’ordine del giorno e, secondo il rapporto, il 78% delle aziende prevede che questi problemi avranno un impatto significativo nel 2025.

Come sottolinea il Dott. Fareed Ahmed, Medical Director di International SOS, “la natura apparentemente instabile, imprevedibile e non controllabile degli eventi globali, unita alla crisi legata al costo della vita, rappresentano i principali fattori che contribuiscono allo stress e al burnout dei dipendenti. Investire in modo proattivo nel benessere dei propri dipendenti permette alle organizzazioni di costruire la propria resilienza operativa. Creare un ambiente di lavoro sano significa proteggere e promuovere la salute mentale, che non solo consente ai dipendenti di contrastare lo stress, ma permette anche di aumentare l’impegno, la produttività e la fidelizzazione, elementi essenziali per affrontare un mondo in continuo cambiamento.”

Come costruire resilienza in un mondo spezzato

E allora, come si fa a resistere? Il rapporto indica tre punti chiave per costruire resilienza:

  1. Accesso a informazioni pratiche e affidabili. Le decisioni devono basarsi su dati aggiornati e verificati. Sembra ovvio, ma con la disinformazione che imperversa, non è così scontato. Non a caso, il 27% delle aziende ha già subito interruzioni a causa di fake news.
  2. Piattaforme integrate per la gestione dei rischi. Strumenti che consentono di centralizzare e semplificare i processi, migliorando la capacità di risposta. Questo diventa fondamentale quando ci si trova a dover affrontare rischi legati a eventi estremi, come disastri naturali, che secondo il 49% degli intervistati avranno un impatto significativo nel prossimo anno.
  3. Ottimizzazione delle risorse. Con il carico di rischi in continuo aumento, è cruciale saper dare priorità. Vuol dire, in pratica, concentrarsi sulle aree più critiche e integrare misure di salute e sicurezza nelle operazioni quotidiane. Non è un lusso, è una necessità.

Il rapporto completo, per chi volesse approfondire, è disponibile su www.internationalsos.it/risorse/risk-outlook-e-risk-map. Perché alla fine, un mondo frammentato è anche un mondo in cui le opportunità si nascondono dietro le sfide.

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