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ToggleUn Mobility Manager non si occupa solamente di dati, numeri e pianificazioni. Oltre alle competenze tecniche, servono delle soft skills ben più trasversali.
Il Mobility Manager è il responsabile della mobilità quotidiana del personale e il suo scopo, lo sappiamo bene, è quello di ottimizzarne gli spostamenti in un’ottica sostenibile. Ma dietro lo studio e la pianificazione di dati, strategie e report, si nasconde una galassia di compiti altrettanto decisivi ma meno evidenti che richiedono una formazione adeguata. Ad esempio il Mobility Manager fa da raccordo tra l’azienda e le istituzioni del territorio, studia l’offerta di mobilità locale, stringe collaborazioni e si occupa di educare i dipendenti. Ecco perché le competenze richieste a questo professionista sono numerose, ampie e trasversali. Quindi quali sono le soft skills del Mobility Manager?
Principali soft skills del Mobility Manager
Il Mobility Manager è una figura professionale che tutte le aziende con oltre 100 dipendenti e con sedi in comuni con più di 50.000 abitanti devono indicare per legge. Il Decreto Ronchi del 1998, il Decreto «Rilancio» del 2020 e il Decreto dei Ministri Giovannini e Cingolani del maggio 2021, hanno rinnovato l’importanza e il disciplinarmente di questo ruolo. Dunque da un lato c’è l’obbligo di legge che richiede competenze specifiche alla figura professionale, mentre dall’altra c’è una costellazione di soft skills che fanno in modo di rendere il più efficace possibile il suo lavoro agli occhi innanzitutto dell’azienda.
Competenze professionali richieste ad un Mobility Manager
Innanzitutto ci sono le competenze tecniche del Travel & Mobility Manager, lo zoccolo duro che gli consentono di raggiungere l’obiettivo primario di ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti nell’ottica di una sostenibilità ambientale. Il quadro politico normativo e le linee guida ministeriali segnano i confini entro i quali il manager può muoversi; egli deve conoscere la legislazione specifica, la legislazione correlata del codice della strada, della sicurezza sul lavoro e sull’ambiente. Il Mobility Manager deve essere in grado di redigere il Piano Spostamento Casa-Lavoro che annualmente deve inviare al Comune di competenza. Sostanzialmente spetta a lui creare un database della mobilità aziendale. In questo caso le competenze tecniche richieste sono compiere un’analisi dell’accessibilità della sede aziendale, preparare un questionario preliminare da sottoporre ai dipendenti, ma anche analizzare i dati e interpretarli. Ma non è finita qui: il Mobility Manager deve essere in grado di maneggiare budget, di parlare di pianificazione, gestione finanziaria e rendicontazione relative alla mobilità aziendale complessiva.
Insomma, le competenze tecniche richieste a questo professionista vanno dall’ingegneria civile alla contabilità, dal marketing all’analisi. Eppure non basta. Oltre ad un costante aggiornamento delle competenze tecniche, è necessario anche coltivare quella maglia di abilità trasparenti eppure determinanti.
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Le competenze soft richieste al Mobility Manager
Come qualunque altro tipo di manager, non bastano le competenze tecniche e di settore per riconoscere un Mobility Manager in gamba. Infatti questa figura riveste un ruolo di mediazione tra diversi attori, come ad esempio gli Enti sul territorio, e spetta a lei trasformare abitudini e scelte quotidiane del personale. In altre parole, possiamo dire che il Mobility Manager non è semplicemente un calcolatore, un ingegnere, un esecutore; il responsabile della mobilità aziendale deve porsi come un creativo, come un trascinatore e un motivatore rivolto sia all’interno che all’esterno dell’azienda. Pertanto le competenze tecniche non bastano e servono competenze relazionali e comunicative che solamente un corso di formazione adeguato può integrare tra le maglie dell’expertise di settore.
Leadership, problem solving strategico, design creativo, decision making, partnership sono parole che molto spesso incontriamo insieme senza un vero legame. Nel caso del Mobility Manager invece tutte queste soft skills concorrono nell’obiettivo di trasformare le abitudini complessive di un’azienda in un’ottica sostenibile, portando avanti la missione insieme ad altre realtà del territorio.
- Negoziazione, revenue management, risk management, sono le soft skills che fanno capo alla conoscenza del mercato della mobilità sul territorio e alla possibilità di ridurre od ottimizzare le spese aziendali rispetto alle trasferte e alla mobilità quotidiana dei dipendenti;
- Leadership, problem solving, processi Lean, sono le soft skills legate all’attività del project management;
- Conoscenza di norme e leggi Italiane, competenze fiscali e finanziarie destinate ad individuare strategie di mobilità più sostenibili, ma sempre nel rispetto della legge e dei codici della strada o della sicurezza sul lavoro;
- Welfare, logistica, conoscenze digitali, mobility tool, assicurazioni sono altri ambiti che il Mobility Manager deve conoscere e tenere in considerazione per la realizzazione di PSCL e strategie sostenibili per i dipendenti, l’ambiente, ma anche l’azienda.
- Marketing, Comunicazione, intelligenza emotiva, estetica sono altre competenze soft che servono per motivare il resto del personale a convertirsi a metodi di spostamento più ecosostenibili, ma anche collaborare con il Comune di riferimento o per stringere nuove partnership con aziende del territorio che forniscono servizi legati alla mobilità. Pensiamo ad esempio alle compagnie di bike sharing o all’ente che gestisce il sistema dei trasporti pubblici locali: due attori che potrebbero trasformarsi in importanti alleati nell’ottica di una mobilità green.
Un manager di questo tipo, quindi serio e competente, è vantaggioso per l’azienda. Da un lato contribuisce a rispondere a degli obblighi di legge, ma dall’altro è un asso nella manica che tiene insieme le fila di diversi ambiti: quello della mobilità, quello del budget, quello delle pubbliche relazioni e dell’identificazione dei dipendenti nello spirito aziendale. Attraverso il Mobility manager passano infatti il futuro economico, sostenibile e reputazionale dell’azienda sia a livello interno che esterno. Ma come abbiamo visto la complessità di questa mansione richiede competenze trasversali e allo stesso tempo minuziose. Come scrivere un PSCL adeguato, come interpretare sentimenti e abitudini dei dipendenti? Come trasformare questo in numeri, previsioni e strategie? Come stringere partnership durature e in che maniera comunicare con il Comune di riferimento? Quali sono le ultime norme in fatto di sostenibilità e quali sono gli ultimi aggiornamenti nel settore delle tecnologie sostenibili? Tutte queste domande racchiudono un’enciclopedia di competenze tecniche e soft skills che solamente una formazione per Mobility Manager ad hoc può assicurare.