Il PSCL, ovvero il Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro, è uno strumento di pianificazione che le aziende con più di 100 dipendenti per unità locale sono tenute a redigere con l’obiettivo di ridurre il traffico privato e promuovere forme di mobilità sostenibile. Ma perché abbia un impatto concreto sul territorio, i mobility manager aziendali devono poter contare su una collaborazione effettiva da parte della Pubblica Amministrazione. Ad oggi, però, il supporto fornito dai mobility manager d’area — figura prevista dalla normativa, ma ancora poco diffusa — risulta spesso inadeguato.
Ne ha parlato Ivano Gallino, presidente di AITMM, Associazione Italiana dei Travel e Mobility Manager, nel corso dell’Urban Mobility Conference, l’evento della casa editrice Soiel dedicato alla mobilità. “Noi mobility manager aziendali – ha detto Gallino – comprendiamo la necessità di obblighi e procedure imposti dalla Pubblica Amministrazione. Ci piacerebbe, però, ricevere in cambio la stessa comprensione e flessibilità, visto che oggi le imprese si muovono in un mercato sempre più sfidante e caratterizzato da scenari geopolitici complessi”.
Per questo, ha aggiunto Gallino, “i mobility manager hanno apprezzato il recente intento espresso dal TAMM, il Tavolo Tecnico sul Mobility Management del Ministero delle Infrastrutture, volto a uniformare i dati richiesti alle aziende da mobility manager d’area e Comuni”.
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ToggleUna valutazione complessa
La scheda di valutazione del PSCL è strutturato in tre sezioni, a partire da quella iniziale che riepiloga gli elementi formali inderogabili previsti dalla normativa. Segue una parte dedicata alla raccolta di informazioni utili alla pianificazione della mobilità aziendale, ma anche potenzialmente rilevanti per le amministrazioni locali nella ridefinizione dei servizi di trasporto pubblico. I dati devono estratti dai sistemi gestionali HR delle aziende per poter soddisfare il requisito delle origini e destinazioni di tutti i dipendenti.
L’ultima sezione della scheda di valutazione riguarda la parte progettuale e le azioni corrispondenti correlate all’indagine e valutazione degli interventi proposti, con preciso riferimento all’impegno finanziario delle aziende rispetto agli obiettivi da raggiungere.
“Anche su questo punto auspichiamo una maggiore flessibilità da parte dei Mobility manager di area: per dimostrare l’efficacia delle azioni pianificate e la correlazione con l’impegno finanziario, servono parametri valutativi chiari che al momento mancano.
Superare le criticità
Insomma, l’intento delle linee guida per la valutazione dei PSCL è lodevole, ma nella sua applicazione concreta permangono criticità. “In molti Comuni i mobility manager d’area non sono ancora stati nominati – ha osservato Gallino –. E quando lo sono, spesso non hanno un referente o una struttura adeguata a supportarli nel loro ruolo”.
Un altro nodo riguarda la mancanza di riscontro da parte delle amministrazioni: “Formuliamo PSCL ormai da quattro anni – ha concluso Gallino – e abbiamo trasmesso numerose schede di valutazione ai Comuni e alle agenzie di mobilità. Ma ci chiediamo: come vengono effettivamente utilizzati questi dati? Nonostante il trasporto pubblico rappresenti il fulcro dei piani di spostamento casa-lavoro, ogni volta che chiediamo un potenziamento dei servizi, ci viene risposto che non è possibile. E i nostri progetti si scontrano spesso con i limiti del TPL nelle aree extraurbano per carenza cronica di budget, autisti e mezzi, ai quali si aggiungono i frequenti disagi causati da scioperi e cancellazioni”.
La strada da seguire, secondo AITMM, è quella del dialogo e della cooperazione. “Le aziende sono una parte viva del tessuto sociale e, per poter contribuire realmente alla mobilità sostenibile, hanno bisogno di un ascolto attivo da parte dei mobility manager d’area e delle amministrazioni locali”.