I Mobility Manager e le nomine sbagliate!

nomina Mobility Manager

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Era il 18 maggio del 2020, l’Italia e gli Italiani attendevano con cadenza settimanale i DPCM che in grande emergenza disponevano intendimenti e atti per sostenere e rilanciare il Paese per il post pandemia, almeno allora così si sperava che finisse presto. Fu così che nel denominato “Decreto Rilancio” nell’articolo dedicato alla mobilità sostenibile, veniva riconosciuta la figura ormai maggiorenne del Mobility Manager nata nel 1998.

Con l’abbassamento della soglia da 300 a 100 dipendenti per l’obbligo della nomina del Manager della mobilità, molte aziende si sono accorte all’improvviso di essere inadempienti, in verità se con più di 300 dipendenti non in regola da diversi anni.

Come spesso da noi accade, per vent’anni si è fatto poco o nulla e poi di colpo diventa tutto urgente, parte la corsa alla nomina del Mobility manager, mai stato così al centro dell’attenzione.

Due diverse visioni della realtà ma solo una è corretta

Quindi che fare, chissà quali mansioni, quali compiti dovrà mai svolgere questo manager?

Sarà il solito ulteriore adempimento burocratico richiesto dal Governo, un ulteriore costo? Oppure, un’opportunità per indirizzare, finalmente, verso scelte green e sostenibili l’azienda attraverso l’organizzazione della mobilità aziendale e le missioni di lavoro?

Su queste due visioni della realtà, da queste due possibili scelte parallele, le aziende hanno preso le loro decisioni spinte da presupposti molto diversi imboccando strade diverse.

Qualcuna per la fretta di dover sistemare tutto subito per evitare le non conformità dell’ente di certificazione ISO o rischiare di perdere la possibilità di partecipare ad una gara e il passo con la concorrenza, ha calato dall’alto decisioni senza un’analisi e un obiettivo chiaro.

Altre aziende hanno nominato Il Mobility Manager prediligendo un dirigente o all’opposto l’impiegato, si proprio quello che non sa dire mai di no! In entrambi i casi nominati senza comprendere che cosa fosse necessario fare e con quali competenze i Manager dovessero affrontare il compito.  

Il peggio lo abbiamo verificato quando in azienda è presente una risorsa con le competenze e la formazione adeguata ma, viene nominato un altro per chissà quale ragione. Decisione che genera grande insoddisfazione a tutte le parti in causa e porta scarsi risultati finali all’azienda.

Chi invece fa la cosa giusta

Altre aziende, più virtuose, pur attivandosi prontamente hanno preferito prima comprendere le attività che devono essere portate avanti, soddisfare la domanda di mobilità aziendale favorendo nuove soluzioni e le alternative all’auto privata, ricercando al proprio interno la risorsa più adeguata a questo compito sostenendola con la formazione e supportandola con determinazione nelle soluzioni individuate e adottate.

Chi ci crede e chi no

In questi anni Travel for business ha formato molti Corporate Mobility Travel Manager e in quest’ultimo periodo sono molte le risorse nelle aziende, anche se con diversi ruoli, che hanno continuato ad occuparsi di mobilità e viaggi e che si apprestano a rafforzare le competenze per approcciare alla mobilità sostenibile con maggiore professionalità.

Tuttavia, le aziende molte volte non sostengono in modo adeguato le loro risorse in questa crescita professionale. Seppur dipendenti, i futuri Corporate Mobility Travel Manager si ritrovano a finanziare la loro formazione con mezzi propri, frequentando i corsi di formazione con propri giorni di ferie.

Una proattività e un intento di questi dipendenti che andrebbero valorizzati e premiati e non sottovalutati come spesso accade.

Non vorrei essere frainteso e non mi permetto di entrare nelle scelte e nelle nomine aziendali. Tuttavia, invito i Top Manager e i Direttori del personale a verificare, prima di nominare qualcuno in azienda come Mobility Manager, se non vi sono persone formate e in possesso di attestati che ne accertino le competenze, delle quali loro non sono a conoscenza. Perlomeno, scegliere di nominare qualcuno disponibile, con passione e responsabilità, a ricoprire il ruolo del Mobility Manager e accompagnarlo in questo percorso.

Nessuno può fare meglio del Mobility Manager

Le competenze e la formazione sono necessarie per sapere cosa fare, sapersi confrontare con il Mobility d’Area e la Pubblica Amministrazione; anche queste prerogative che rientrano nei compiti del Mobility Manager, oltre, come ha dichiarato di recente il Ministro Enrico Giovannini, la gestione dello smart working per regolare i flussi delle persone.

Diventa fondamentale saper discernere, nell’interesse dell’azienda, dalle facili soluzioni che vengono proposte da improvvisate consulenze a scatola chiusa e/o da software venduti come soluzione digitale ad ogni problema.

Nessuno può fare meglio del Mobility Manager, che conosce la propria azienda, allo stesso tempo i colleghi e il contesto di riferimento. La mobilità sostenibile aziendale è un processo che nasce dal basso, una gestione delle relazioni, consapevolezza e scelte responsabili. È l’arte del possibile, un processo di miglioramento continuo, anno dopo anno.

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