Ogni generazione affronta la propria sfida. Per i giovani di oggi — quella variegata fascia che abbraccia Millennials e Gen Z — la sfida sembra concentrarsi sul futuro stesso: un intreccio di precarietà lavorativa, crisi ambientali e sociali, e una costante sensazione di dover dimostrare il proprio valore in un mondo che non sempre sembra pronto ad accoglierli. Ed è proprio qui che il rapporto 2024 del Social Sustainability Lab si inserisce, illuminando un territorio complesso e sfidante: il rapporto tra i giovani italiani e la sostenibilità sociale.
Ma cosa intendiamo esattamente per sostenibilità sociale? Ecco il primo nodo da sciogliere. Solo un giovane su quattro, tra i 16 e i 34 anni, dichiara di avere una chiara comprensione del concetto. Sì, molti associano la sostenibilità a temi ambientali, ma quando si parla di disuguaglianze, parità di genere o benessere psico-fisico, la nebbia si infittisce. Eppure, è proprio questo l’orizzonte dove il sociale incontra il quotidiano: la possibilità di costruire vite degne, equilibrate e, perché no, felici.
Tra sogni e disillusioni
Uno degli aspetti più affascinanti del rapporto è il ritratto che dipinge delle aspettative e delle paure dei giovani. La percezione del futuro è una giostra di contrasti: il 37% vede più opportunità rispetto ai genitori, ma un altro 34% teme di averne meno. Tra chi si aggrappa alla meritocrazia e chi invece si sente sospinto dalla forza “benigna” della fortuna, emerge un panorama di insicurezze alimentato da fattori come l’instabilità economica e la paura della solitudine. Interessante, vero? L’immagine di una generazione iper-connessa, ma ancora profondamente legata all’idea di famiglia e radici.
Eppure, c’è una tensione tra restare e partire: il 48% vuole vivere in Italia, mentre il 39% sogna un altrove che offra maggiori opportunità. Non è solo fuga di cervelli, ma una ricerca di ambienti che sappiano davvero valorizzare il talento e offrire prospettive.
Il lavoro: tra realtà e aspirazioni
E il mondo del lavoro? Qui il rapporto lancia segnali misti. I giovani cercano stabilità (41%) e buona retribuzione (47%), ma non sono disposti a sacrificare il loro equilibrio personale: per l’85%, un lavoro dignitoso è anche quello che rispetta la vita privata. Non sorprende, quindi, che lo smart working, benché apprezzato, non venga considerato prioritario. Piuttosto, i giovani vogliono aziende che puntino sulla formazione continua (26%) e che siano inclusive (23%).
Eppure, il giudizio sulle organizzazioni e sulle istituzioni è tutt’altro che lusinghiero. Solo il 52% attribuisce un impegno significativo alle aziende sul fronte della sostenibilità, e la percentuale crolla al 38% per le istituzioni. Per molti, le belle parole su parità di genere e benessere psicologico restano, purtroppo, solo slogan.
Mobilità e sostenibilità: un rapporto complicato
In un’era di transizione ecologica, colpisce che solo il 25% dei giovani scelga i mezzi di trasporto pensando alla sostenibilità. La comodità e il costo prevalgono, segnando un nodo cruciale per chi pianifica le città e le politiche di mobilità del futuro. Tuttavia, la voglia di cambiamento non manca: metà degli intervistati acquisterebbe un’auto elettrica nonostante il costo più elevato. Un segnale positivo, ma che richiede azioni concrete per diventare realtà.
Giovani protagonisti?
E qui arriviamo al cuore della questione: i giovani si sentono davvero attori del cambiamento? La risposta, forse prevedibile, è un “ni”. Il 64% si ritiene personalmente coinvolto negli obiettivi dell’Agenda 2030, ma quando si tratta di valutare il ruolo delle istituzioni e delle aziende, la fiducia crolla. Ed è questo il punto su cui riflettere. Come può una generazione costruire il futuro se non crede che le strutture attuali possano supportarla?
Per il rapporto completo puoi fare riferimento al seguente link https://www.eikonsc.com/rapporto-esg-2024/
foto di copertina: Foto di Helena Lopes: https://www.pexels.com/it-it/foto/gruppo-di-persone-che-si-divertono-insieme-sotto-il-sole-708392/