Decreto NCC: l’insoddisfazione per un provvedimento nemico della mobilità sostenibile

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Il Decreto NCC non è ancora definitivo, ma le proteste degli NCC evidenziano ripercussioni negative sulla mobilità urbana e sulla filiera del turismo.

Il 29 febbraio presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a Roma si è tenuto un raduno organizzato da varie categorie di Noleggio con Conducente (Ncc), inclusi autisti e imprenditori. La manifestazione voleva esprimere il malcontento del settore contro il Ministro Matteo Salvini che con il nuovo decreto Ncc introdurrebbe restrizioni dannose per l’intera filiera. In particolare l’insoddisfazione deriva da un “pacchetto normativo” che sembra discutibile soprattutto su due punti: il Registro elettronico con il foglio di servizio elettronico e il Dpcm sulle piattaforme tecnologiche. I due provvedimenti sono finalizzati a implementare, seppur in ritardo, la legge n. 12 del 2019, emanata dal governo gialloverde, che ha apportato modifiche al quadro legislativo dei trasporti non di linea. 

La protesta è fissata per il 25 marzo ed è organizzata dalle principali sigle sindacali del settore Ncc che sono Comitato Air, Anitrav, Sistema Trasporti, Associazione Ncc Italia e Asincc Sicilia. L’appuntamento in piazza segue l’ultimo incontro tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i rappresentanti dei tassisti e degli Ncc. Durante la riunione, non partecipata dalle cinque associazioni Ncc per protesta, sono state presentate delle bozze normative che non sono state ben accolte dagli Ncc. Il nodo cruciale è l’incoerenza del provvedimento con le politiche di mobilità sostenibile, con i progetti di MaaS e con i problemi che genererà alle agenzie di viaggio e alle aziende compromettendo, di fatto, le economie di scala. Per di più, mettendo i bastoni tra le ruote al settore Ncc, il problema ricadrebbe sull’utenza che si vede privata di una possibile scelta. 

Le misure contestate dagli Ncc

Tra le misure contestate c’è l’obbligo per gli Ncc di lasciare un’ora di intervallo tra un cliente e l’altro e la restrizione sulla possibilità di organizzare servizi di trasporto da luoghi diversi dalla loro rimessa. Inoltre, si vuole proibire agli Ncc l’uso di qualsiasi forma di intermediazione per contratti di trasporto, incluso il tramite di cooperative e consorzi.

Le cinque associazioni Ncc hanno espresso il loro totale rifiuto della bozza proposta e richiesto un incontro urgente con la premier Giorgia Meloni, la quale dovrà firmare parte del pacchetto normativo incriminato. 

Le conseguenze sulla mobilità e sulla filiera turistica

La preoccupazione principale del settore riguarda le eventuali ripercussioni negative di un settore valutato in 1,5 miliardi di euro e con un potenziale di crescita fino a 6 miliardi. Queste norme sono viste come una minaccia alla libertà di movimento delle imprese e delle persone. Il punto che sta a cuore alle associazioni Ncc riguarda le difficoltà per il proprio lavoro, contestando le norme in merito al foglio di servizio elettronico e ritenendole un inutile complicazione per le loro operazioni. Ma le ripercussioni sarebbero sensibili anche sulle politiche di MaaS che segnano il futuro della mobilità. I cittadini e i turisti si troverebbero infatti privati di un servizio capillare e funzionale, utile agli spostamenti più o meno lunghi, le cui ricadute positive andrebbero a beneficio anche dei taxi.

Il Ceo di Uber, Dara Khosrowshahi, si è espresso in di un’intervista al Corriere della Sera parlando di numeri in merito ai decreti in arrivo sulle auto a noleggio con conducente. In Europa il tempo di attesa è mediamente di cinque minuti. Se passasse questa nuova legge, il tempo d’attesa in Italia sarebbe di 60 minuti: il 1.100% in più rispetto alle controparti europee. Si tratterebbe di una difficoltà non indifferente che sicuramente non incentiverebbe i cittadini a lasciare a casa l’auto a favore di una multimodalità più sostenibile. Perché i romani dovrebbero aspettare 55 minuti in più rispetto ai parigini per un passaggio? Non c’è alcuna logica e anzi allontanerebbe notevolmente le città italiane dal futuro MaaS e dalle tante politiche europee in merito a città più smart e sostenibili. “Ciò che rende il tutto ancora più assurdo – secondo il Ceo di Uber – è che Uber e i tassisti collaborano in tutto il mondo, anche in Italia. Anzi, a livello globale Uber ha aiutato 235 mila tassisti in 33 Paesi a guadagnare oltre 1,6 miliardi di dollari negli ultimi anni. Siamo amici, non nemici”.

Le conseguenze sulla mobilità urbana e sui servizi turistici non tarderebbero a farsi notare. Anche Franco Gattinoni, presidente della Federazione turismo organizzato di Confcommercio, ha dichiarato che “oltre ai rischi di violazione della privacy dei clienti e agli assurdi appesantimenti burocratici, in particolare ci sembra assurda la previsione normativa che non consentirebbe agli Ncc di avvalersi di servizi di intermediazione, tra cui le stesse agenzie di viaggio. Si tratterebbe di un handicap molto grave per la filiera del Turismo organizzato, di cui il Noleggio con conducente rappresenta un segmento rilevante. Peraltro, la norma primaria fa riferimento al divieto del ricorso all’intermediazione di piattaforme tecnologiche, che non c’entra nulla con i tradizionali pacchetti che l’agente di viaggi fornisce ai clienti e che possono includere servizi Ncc”.

“Ecco perché appoggiamo la loro protesta – conclude Gattinoni – e chiediamo al Governo di rivedere e ripensare radicalmente i provvedimenti in discussione”.

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Comments 1

  1. La corporazione di tassisti, in Italia fa gola a molti in vista delle elezioni europee. Della mobilità, del turismo, dell’evoluzione tecnologica negli altri paesi, non importa nulla.

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