Il 13 ottobre al TTG di Rimini si è tenuto un interessante dibattito sul tema “workation”, invitando esperti diversi tra loro ma con esperienze molto vicine al tema di cui si parla molto nel settore “travel experiance aziendale”.
Oggi riportiamo i contenuti condivisi da parte di Samuel Lo Gioco, Fondatore di smartworkingmagazine.com e CEO di Paisà living.
Sommario
ToggleChe cos’è il workation e quali esigenze hanno fatto sì che ci fosse la necessità di riconoscerlo e definirlo. Workation è davvero per tutti?
“Possiamo fare un passo indietro? Si parla di smart working in tutte le sue declinazioni da molto tempo (telelavoro, remote working, home working), e per quanto se ne parli tanto ancora commettiamo errori di sintassi.
Un recente libro di David Bevilacqua, dal titolo “Ibridomania” spiega molto bene questo errore. Oggi si parla di workation e senza accorgercene stiamo compiendo lo stesso errore, ma comprendere il periodo storico in cui nasce questa definizione dovrebbe aiutarmi.
Workation nasce durante la pandemia, perché in quel periodo preciso abbiamo tutti noi compreso l’importanza della qualità del tempo. Abbiamo compreso quanto sia importante prestare cura e bellezza che circonda il nostro tempo. Quindi workation non significa banalmente lavorare in vacanza, prestiamo attenzione, perché altrimenti non stiamo lavorando sulla qualità (se siamo in vacanza godiamo il tempo staccando dal lavoro) ma significa lavorare in luoghi in cui, al termine del tuo lavoro, è possibile concedersi del tempo di valore come fossi in vacanza. Quindi dobbiamo scindere bene le due cose.
Riguardo la domanda “il workation è davvero per tutti?” Posso affermare per esperienza di NO.
Oltre all’aspetto personale, in cui ognuno ha più o meno difficoltà nel concentrarsi, c’è un aspetto di responsabilità e mansioni. Ci sono ruoli che necessita una maggiore concentrazione nel lavoro di altri e pertanto, maneggiando dati sensibili, non possono lavorare in luoghi comuni in cui la distrazione e interruzione è sempre presente. Spesso i luoghi in cui si lavora in workation sono di natura strutture turistiche che, per offrire un valore aggiunto, mette a disposizione luoghi comuni in cui poter usufruire di connettività e convivialità”
Il workation potrebbe dare un impulso “turistico” anche a quelle località apparentemente non attrattive: quali sono gli ingredienti base che potrebbero portare nuovo impulso a queste destinazioni? Che cosa si propone di fare il vostro progetto Paisà?
“Assolutamente sì, ma è un turismo differente, interessato a convivere nei luoghi insieme alla comunità.
Le località “meno attrattive” in realtà sono sempre quelle più autentiche e genuine ma purtroppo anche meno servite a livello di servizi. Una persona che lavora da remoto, per quanto sia attratto dallo stile di vita rurale, necessita di servizi. Quindi senza dubbio questi luoghi hanno bisogno di lavori di rinnovamento ma sempre senza alterare troppo la loro originalità. In questo modo possiamo anche aiutare quei luoghi a rischio spopolamento: un fenomeno di cui si parla tanto recentemente, anche se ha un lungo passato. Dal dopo guerra, a seguito del boom economico industriale, la popolazione lasciava i luoghi rurali verso la città per un lavoro sicuro e stabile. Nel decennio degli anni 60’ erano 42 i borghi che subirono l’effetto dello spopolamento, arrivando ai giorni d’oggi a ben 8.000 comuni al di sotto dei 5.000 abitanti e circa poco più di 1.000 borghi abbandonati con la fama di “borghi fantasma” (stima ISTAT). Di questi 8.000 comuni a rischio spopolamento sono 5.383 e 2.281 già nella fase avanzata di abbandono, prossimi ad essere “fantasma”.
Con la maturità di oggi, avendo potuto vedere con i miei occhi e ascoltando dal basso, sono sicuro che il workation apportare un valore importante in questi luoghi affascianti.
La società di oggi si trova nel quotidiano a fare i conti con le miriade attività per il quale necessita di servizi. Il progresso DEVE attraversare anche i borghi, senza ombra di dubbio, ma come ospite discreto rispettando l’originalità e cultura del luogo.
Portando alcuni esempi di “servizi”, che vanno oltre al semplice accesso a Internet, ci sono:
L’agibilità.
Ancora oggi sempre più comuni sono classificati come “periferici”(19,3%) e “ultra-periferici”(4,8%), cioè distanti rispettivamente 41 o 67 minuti da una stazione ferroviaria servita, da un ospedale con pronto soccorso, da un’offerta adeguata di scuole superiori (ricerca Istat 2020).
Il diritto allo studio.
Ci siamo approcciati alla DAD (didattica a distanza) utilizzando strumenti considerati “passati” e poco efficaci, che non hanno saputo offrire metriche di valutazione concrete, per questo siamo “tornati in aula”. La fruizione di contenuti tramite sistemi di Web meeting, in una comunicazione unidirezionale, diventa pesante e poco attrattiva (soprattutto nei più giovani) e non abbiamo voluto modernizzare un programma scolastico per renderlo interattivo. Ci sono strumenti che da tempo offrono una grande interattività immersa, come VR (realtà virtuale). Pertanto con i giusti strumenti ed il giusto programma didattico possiamo offrire l’accesso a indirizzi di studio (UNI) anche nelle zone più periferiche, apportando oltre alla know-how ed il risparmio concreto alle famiglie anche la pari opportunità.
La medicina di prossimità.
Personalmente ho visto con i miei occhi il problema che tale carenza apporta. Ci sono comuni che distano circa 2 ore di auto dal primo Ospedale, altri che il medico di base rinuncia più volte l’incarico presidiando solo 1 giorno a settimana presso il comune. Insomma, questo è un problema serio e dobbiamo risolverlo in qualche modo. Un caso di successo è stato realizzato dal sindaco Giuseppe Catania nel comune di Mussomeli, lanciando una campagna volta a ricercare operatori sanitari e medici stranieri ricevendo oltre 100 candidature.
Ora però non voglio dilungarmi molto. Questi possiamo dire sono i tre servizi più importanti, mentre altri sono le aziende che devono applicare una logica “remote access” (come i servizi di Poste Italiane).
Con Paisà living ci impegnamo a creare ambienti perfettamente pensati per tutte le persone e aziende che desiderano vivere in luoghi efficienti in contesti genuini come possono essere i borghi. In perfetta sinergia con il territorio vogliamo creare attività outdoor per aziende e persone orientate al benessere, e con il nostro team aiuteremo i lavoratori nel creare quel tanto ricercato equilibrio tra vita e lavoro.
Il nostro obiettivo è di creare un nuovo concetto di cittadino: quello temporaneo“