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ToggleGli incentivi per la mobilità sostenibile previsti nel welfare aziendale assicurano il benessere dei dipendenti, ma soprattutto ne incrementano la produttività.
Rendere gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti più green può essere un’ottima strategia per accrescere il benessere e la produttività aziendale. La nuova mobilità sostenibile è entrata a tutti gli effetti nei bilanci sociali delle aziende, sia per il nuovo interesse collettivo che per le normative focalizzate sulla redazione del PSCL. Ma soprattutto la diffusione della cultura della sostenibilità ha spostato il focus, rendendo il lavoro sempre più connesso al benessere e alla felicità. Ecco perché il welfare aziendale delle imprese più illuminate, o forse dovremmo dire semplicemente al passo con i tempi, sta dilatando i propri confini anche verso l’ambito della mobilità sostenibile in azienda in quanto assicura dipendenti più felici e quindi produttivi.
Welfare aziendale punta al benessere dei propri dipendenti
Il welfare aziendale può essere legato a doppio filo con la definizione del PSCL, in quanto tale combinazione può garantire benefici sia all’ambiente che al personale. Infatti la mobilità sostenibile da un lato riduce le emissioni di CO2 e dall’altro riduce stress e rischi di incidenti nel traffico. Pertanto includere nel welfare aziendale alcune voci legate alle soluzioni di spostamento dei dipendenti è un investimento sia nel futuro aziendale che in quello imprenditoriale.
D’altronde il concetto stesso di “welfare aziendale” fa riferimento ad un insieme di iniziative, di servizi e beni che l’impresa mette a disposizione dei propri dipendenti come sostegno al reddito, in modo da accrescere il benessere sia loro che delle loro famiglie. Preservare l’ambiente e il territorio nel quale i collaboratori e i loro cari vivono non è secondario al fine di garantire una migliore qualità della vita.
Quali sono le iniziative di un welfare aziendale sostenibile?
Esistono diverse soluzioni per rendere un welfare aziendale rivolto all’ambiente e alla sua tutela. La mobilità rappresenta ovviamente la prima voce in questo indice. È importante incentivare i dipendenti a scegliere soluzioni di mobilità alternative al mezzo privato. Infatti spostarsi quotidianamente con la propria automobile genera diversi disagi, ai quali i dipendenti rinuncerebbero ben più volentieri di quanto spesso essi stessi credano.
Ad esempio prendere i mezzi potrebbe consentire al personale di risparmiare le spese di viaggio e trovare un po’ di tempo da dedicare a leggere un buon libro. Ovviamente, affinché ciò sia realizzabile, è necessario prevedere convenzioni o incentivi da parte dell’azienda nell’acquisto di abbonamenti per il trasporto pubblico. In realtà la questione del TPL e il suo efficientamento investe a pieno il ruolo del Mobility Manager che fa da mediatore con le istituzioni locali, illustrando loro i limiti delle infrastrutture del territorio. Ma questa è un’altra storia che abbiamo approfondito qui. Fatto sta che un welfare aziendale rivolto ad una mobilità più sostenibile include innanzitutto incentivi per il trasporto pubblico nella propria offerta.
Il welfare aziendale potrebbe inoltre includere alcune iniziative a disposizione dei dipendenti per disincentivare il loro ricorso all’auto privata. Un servizio di navetta aziendale che offra delle corse verso la sede di lavoro è un ottima soluzione per ridurre il numero di veicoli che circolano per le strade urbane e allo stesso tempo incrementare la socialità tra colleghi. Sempre in questo senso funziona il car pooling aziendale. Ma come spingere i dipendenti a condividere l’auto per recarsi a lavoro? Questa iniziativa ci introduce nell’ambito degli incentivi economici da riservare ai dipendenti che decidano di prendere parte a progetti di car pooling. Bonus e buoni per l’acquisto potrebbero essere delle ottime voci da includere nel welfare aziendale con lo scopo di promuovere gli spostamenti in bicicletta.
Chi suggerisce le iniziative per la mobilità sostenibile nel welfare aziendale?
Dunque il Mobility Management dovrebbe essere incluso in una strategia più ampia di gestione delle risorse umane, ma anche di budget. Chi si trova in questo incrocio tra risorse umane, logistica e amministrazione è il Mobility Manager. Il Decreto Rilancio del 10 maggio 2021 ha ridefinito i compiti di questa figura professionale introdotta in maniera obbligatoria in tutte le aziende con più di 100 addetti operanti in territorio con oltre 50.000 abitanti. Il compito del Mobility Manager consiste proprio nell’analizzare le abitudini di spostamento casa-lavoro dei dipendenti e proporre strategie future da mettere in campo per promuovere soluzioni più rispettose dell’ambiente. Tutte queste attività vengono raccolte nel PSCL, con lo scopo di individuare misure utili a orientare la mobilità del personale.
Come abbiamo visto, molte delle azioni proposte hanno bisogno di essere promosse ed incentivate anche economicamente. Ecco perché il Mobility Manager dovrebbe essere messo a conoscenza del budget a disposizione, e magari ottenere delle ulteriori risorse, così come essere coinvolto nella definizione del welfare aziendale. Ma spetta allo stesso tempo a questa figura convincere l’intera azienda di quanto i benefici della mobilità sostenibile siano utili per accrescere il benessere e la produttività dei dipendenti.
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