Car pooling in periferia: i dipendenti reali sono anche fuori città

Condividi

In centro città è facile proporre soluzioni, ma per i dipendenti fuori città? Il car pooling in periferia è semplice, economico, sostenibile, ma soprattutto fattibile 

Se sei un mobility manager aziendale, probabilmente sei già alle prese con le strategie da poter proporre per l’anno a venire. La sfida più grande è introdurre nel prossimo PSCL delle iniziative di mobilità sostenibile che vadano incontro alle esigenze dei dipendenti che vivono in periferia. Questi quartieri solitamente non godono di servizi TPL capillari e spesso i servizi di sharing non arrivano qui. Il car pooling, anche essendo una soluzione efficace, spesso non decolla da solo. Cioè non basta lanciare l’idea al personale: bisogna incentivarlo e accompagnarlo nella scoperta di questa alternativa di mobilità. La verità è che, se ben organizzato, il car pooling può diventare un asset vincente per ridurre i costi quotidiani delle persone, per migliorare l’umore dei lavoratori e ovviamente per dare una mano all’ambiente. Ma perché dovresti impegnarti a promuovere il car pooling in periferia? E, soprattutto, come puoi convincere i tuoi colleghi ad adottarlo davvero? 

Perché puntare sul car pooling in periferia?

Partiamo dai numeri. I dipendenti che vivono nella periferia della città sono spesso costretti a percorrere lunghe distanze con la propria automobile perché nella propria zona potrebbero non avere fermate del TPL, di treni e tanto meno delle stazioni di car sharing. Questo comporta ogni giorno spese significative che, accumulate nel tempo, si fanno sentire; anche l’usura del mezzo è un costo indiretto che però alla lunga presenta il conto. Un pendolare medio spende tra carburante, manutenzione e pedaggi cifre che incidono pesantemente sul bilancio personale. Anche per il benessere personale guidare tutti i giorni non è un beneficio: il traffico snervante e lo stress legato alla ricerca del parcheggio fanno in modo che le persone arrivino sul posto di lavoro già stressate e poco produttive. Promuovere il carpooling significa offrire una soluzione per condividere costi e responsabilità, rendendo il viaggio più piacevole in compagnia e sicuramente meno compromettente sia in termini economici che psicologici.

Dal lato loro, le aziende hanno molto da guadagnare. Se le imprese di una zona facessero fronte comune, il numero di auto individuali sulla strada ogni giorni si ridurrebbe, risolvendo problemi legati all’intasamento del traffico e alla difficoltà nel trovare parcheggio. Per di più, ogni azienda avrebbe meno beghe con la gestione dei parcheggi aziendali, avrebbe dipendenti più sereni e volenterosi e migliorerebbe la propria reputazione, dimostrando un impegno concreto verso la sostenibilità. Meno auto in circolazione significa anche una diminuzione delle emissioni di CO₂, un aspetto che può essere inserito nei bilanci di sostenibilità aziendali e nelle strategie di CSR (Corporate Social Responsibility).

In ultimo, ma non per ultimo, il carpooling favorisce la socializzazione tra colleghi. Viaggiare insieme crea relazioni che magari non si svilupperebbe mai in ufficio, contribuendo a un ambiente di lavoro più coeso e ad un team più collaborativo. Cosa potrebbe esserci di svantaggioso in questo? 

Come coinvolgere i dipendenti che vivono in periferia nel carpooling aziendale?

Convincere i dipendenti che abitano in periferia è essenziale perché, in realtà, un’iniziativa di car pooling ha senso soprattutto se rivolta a loro. Ma spesso questa idea viene lanciata senza delle linee guida precise, senza delle indicazioni su come mettere in pratica questa buona attività. Quindi il car pooling in periferia richiede un approccio più mirato. Dovresti partire proprio dalle peculiarità specifiche delle periferie per far leva sull’opportunità del car pooling. In questi quartieri ci sono meno collegamenti con i mezzi pubblici, i percorsi sono più lunghi e ci sono meno infrastrutture. Questo significa che il car pooling può davvero rappresentare una rivoluzione per i loro spostamenti.

Organizza incontri per spiegare in cosa consiste questa soluzione di spostamento e nei quali i dipendenti possano confrontarsi e creare gruppi di viaggio. Spesso le persone che abitano nella stessa zona neanche si conoscono o peggio ancora neanche sanno di vivere vicino a dei colleghi! Un semplice evento informale può favorire le connessioni e l’organizzazione tra di loro. È qui che il ruolo del Mobility Manager diventa centrale: deve fare da facilitatore, mettere in contatto chi abita vicino e spiegare quanto possa essere semplice adottare il car pooling. 

Un’altra tattica vincente è integrare il car pooling con altre soluzioni di mobilità. Se i dipendenti abitano lontano dai centri abitati, l’idea di condividere parte del tragitto con i colleghi fino ad un punto di raccolta della navetta aziendale è una buona idea. Così come la possibilità di condividere con i colleghi l’ultimo miglio. Insomma, il car pooling si presta molto bene anche alla multimodalità e non solamente agli spostamenti in macchina dal punto di partenza alla destinazione finale. 

Come promuovere il car pooling in tutta l’azienda

L’obiettivo di un Mobility Manager non è esclusivamente di ridurre le auto in circolazione, ma anche quello di migliorare la qualità della vita dei colleghi. Infatti stiamo parlando di una proposta che non guarda strettamente alla condivisione di un viaggio: è un modo per costruire comunità, per creare legami e rendere l’azienda un posto migliore in cui sentirsi accolti. Quindi stiamo parlando di una iniziativa che può davvero fare la differenza su più fronti, molto più della promozione del TPL per arrivare al lavoro. 

Il car pooling ha però bisogno di una spinta iniziale e, soprattutto, di una buona struttura gestionale. Per prima cosa il travel manager deve comunicare chiaramente i benefici a tutti i dipendenti. Potrebbe essere sorprendente, ma per molte persone basterebbe sapere di non dover affrontare ore di traffico da soli. Un altro elemento cruciale è la tecnologia. Le app per il carpooling aziendale sono strumenti fondamentali per gestire le procedure di car pooling in maniera efficace e veloce. Avere una piattaforma dedicata che permetta ai dipendenti di registrarsi, indicare il proprio percorso e trovare colleghi che viaggiano nella stessa direzione. Questi sistemi possono includere anche funzionalità di monitoraggio, così i dipendenti si sentono più sicuri nel condividere i viaggi.

Senza dimenticare gli incentivi. Un piccolo gesto come riservare parcheggi migliori per chi fa carpooling può essere una spinta motivazionale importante, così come premiare i team di dipendenti che partecipano con costanza al car pooling, magari con buoni benzina o voucher da spendere online. Ma come capire se i dipendenti sono ben disposti verso queste forme di mobilità? 

Consulenti in Mobility management con grande esperienza, come Travel for business, possono aiutarti ad analizzare le tendenze e le predisposizioni dei tuoi colleghi e poi proporre loro le giuste strategie.

Approfondisci l’argomento con i seguenti articoli:

Car pooling e car sharing, che differenza c’è? Quali sono i veri vantaggi per azienda e dipendenti?

Gamification della mobilità aziendale: perché è un gioco di società vincente?

Come organizzare il servizio navetta aziendale? Dipendenti arrivano da TPL, treni o servizi di sharing. Come portarli in ufficio?

Photo credit: Pavel Danilyuk

Sull'autore

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts

Accedi alla community

Inizia anche tu a condividere idee, competenze e informazioni con gli altri professionisti del travel e della mobilità

Ultimi articoli

Consulenza

Ebook

Prossimi corsi