Buone pratiche di Travel Risk Management: la disinformazione è un fattore di rischio

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Chiamatela prevenzione, chiamatela previdenza o ansia collettiva, fatto sta che il Covid-19 ha inaugurato un nuovo modo di fronteggiare emergenze sanitarie e soprattutto di guardare a potenziali pericoli pandemici. Oggi più che mai la notizia di nuove epidemie, seppure lontane nel globo, attira l’attenzione dei viaggiatori e attiva le unità di gestione rischi delle aziende. Quali sono quindi oggi le buone pratiche di travel risk management, tra nuovi protocolli monitoraggio di pericoli effettivi? 

Scenari di crisi geopolitici e sanitari

I viaggiatori business si spostano in tutto il mondo, in lungo e in largo. Per questo è sempre opportuno rimanere vigili ma senza cedere all’allarmismo. È fuori discussione che gli sviluppi globali recenti e la persistenza dei conflitti mettono in luce la vulnerabilità dei contesti sociali e politici soprattutto in alcune regioni del mondo. Ma a queste tensioni si aggiunge la crescente preoccupazione per il diffondersi di mpox. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’epidemia ha registrato oltre 20.000 casi diagnosticati. La Repubblica Democratica del Congo è il Paese più colpito, ma singoli casi sono stati segnalati anche in nazioni come Svezia, Thailandia e Malta. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non si è fatta attendere, dichiarando l’epidemia un’emergenza sanitaria internazionale il 14 agosto scorso e lanciando un piano strategico globale da 135 milioni di dollari per contrastare il dilagare della malattia. 

Soprattutto quest’ultima notizia non deve farci cadere in facili allarmismi, ma dimostra quanto sia importante per un’azienda valutare ogni potenziale rischio locale quando manda i propri dipendenti in trasferta. 

La disinformazione è un fattore di crisi

Nonostante nel 2024 i viaggi d’affari siano sostanzialmente tornati ai livelli pre-pandemici, secondo International SOS il contesto è minato da nuove minacce in continua evoluzione. Una di queste insidie nascoste è, secondo il suddetto report, la disinformazione. Non è un mistero quanto le piattaforme digitali e i social media siano armi a doppio taglio. Se da un lato questi strumenti garantiscono un’ampia circolazione di notizie e informazioni, dall’altro essi possono influenzare le percezioni degli utenti. Le piattaforme digitali godono di un curioso statuto di affidabilità tout court che le solleva dal vaglio dell’accertamento delle fonti. Il rischio è di dare credito ad informazioni errate, incomplete o parziali spesso presentate in un’ottica sensazionalistica o funzionali a dinamiche di clickbait. Non accertarsi della gravità di una situazione specifica attraverso fonti davvero autorevoli può mettere in pericolo i viaggiatori, spingendoli verso scenari rischiosi. 

Nuovi protocolli per il Travel Risk Management

Qualunque protocollo di Travel Risk Management non può prescindere dall’accertamento della situazione sanitaria, climatica, sociale e politica nella destinazione del viaggio di lavoro attraverso fonti istituzionali e affidabili. Le aziende devono rimanere costantemente informate su questi pericoli e pronte a intervenire per garantire la sicurezza dei loro dipendenti in viaggio. 

Ma in che maniera intervenire? Stabilendo dei piani di emergenza ben definiti per proteggere i dipendenti che operano all’estero, garantire la continuità operativa durante la trasferta e, se necessario, gestire rapidamente eventuali interruzioni e organizzare il rientro dei viaggiatori.

Utilizzare fonti di intelligence affidabili, destinare risorse adeguate e aggiornare regolarmente i piani di emergenza sono strategie fondamentali per migliorare la gestione dei rischi legati ai viaggi.

Gli esperti nella gestione dei rischi di viaggio sottolineano quanto sia importante condurre valutazioni dettagliate ben prima della partenza. Un’azienda non può permettersi di individuare con ritardo eventuali fragilità operative. Comprendere come possibili disordini possano influenzare le catene di fornitura, i trasporti e il personale coinvolto è una strategia prioritaria. Gli interlocutori privilegiati sono esperti e autorità locali che possono fornire informazioni aggiornate e verificare la sicurezza di sistemazioni, percorsi alternativi e altre misure preventive necessarie. Infine, è essenziale sviluppare politiche di viaggio esaustive, che includano il briefing obbligatorio anche per i dipendenti e definiscano le azioni da intraprendere in situazioni di emergenza.

Formazione dei dipendenti contro la disinformazione

Non meno rilevante è la formazione del viaggiatore che deve poter conoscere informazioni tempestive e veritiere. Soprattutto in caso di crisi o emergenza è importante non lasciare spazio all’inquinamento delle fake news. In un contesto globale dove la disinformazione può diffondersi rapidamente, è fondamentale che i dipendenti siano addestrati a riconoscere e contrastare notizie false o fuorvianti che potrebbero compromettere la loro sicurezza. La capacità di distinguere tra fonti affidabili e informazioni distorte protegge il viaggiatore dalla sottovalutazione di potenziali pericoli o viceversa da falsi allarmismi. Ma educare i dipendenti alla giusta gestione delle piattaforme digitali permette anche all’azienda di reagire in modo appropriato e tempestivo alle crisi. 

Tale formazione, combinata con piattaforme di gestione dei viaggi per comunicare tempestivamente i rischi potenziali, rafforza la capacità dell’azienda di gestire situazioni critiche, evitando che i dipendenti prendano decisioni basate su informazioni inesatte o manipolate. In questo modo, l’azienda non solo tutela i suoi dipendenti, ma anche la continuità operativa e la reputazione aziendale.

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Foto da Pexels: fonte Joshua Miranda

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