La prima impressione che già ci fa cambiare idea sulla Turchia è l’aeroporto di Atatürk, modernissimo ed efficiente. Non è l’unico, ce n’è un altro internazionale, “Sabiha Gökçen”, situato nel distretto di Pendik (Asia).
Sbarcati dall’aereo ci troviamo di fronte alle prime formalità, ma anche alle prime sorprese. Prima infatti si pagava una sorta di visto sul passaporto. Ora, invece, noi italiani abbiamo una corsia preferenziale grazie ai buoni rapporti diplomatici tra Italia e Turchia: non paghiamo più il visto e possiamo viaggiare sia con il passaporto che con la carta di identità valida per l’espatrio.
Questa sì che è una piacevole sorpresa! Ora però, dobbiamo affrontare la città. I taxi ci aspettano fuori, auto lustrate e moderne. Vi saliamo su, accolti da un sorriso, e forniamo le coordinate del nostro albergo. Un occhio al tassametro per vedere se tutto è a posto così non avremo sorprese dopo…
Il nastro d’asfalto scorre veloce e si snoda – una volta superata una rotonda con fontane, zampilli d’acqua e fiori – in una strada di scorrimento veloce, tra verde e aiuole fiorite, finché la vista del Mar di Marmara non ci acceca con la sua abbagliante distesa azzurra, disseminata qui e là di navi in rada, in attesa di attraversare il Bosforo o ai lavori.
Ci sentiamo uomini d’affari fortunati, accolti da un’interessante passeggiata a ritroso del tempo, nella storia di un fastoso passato che, man mano che ci avviciniamo al vecchio cuore pulsante, comincia a rivelarsi nelle antiche mura, dirute o restaurate, o nelle moschee che fanno pian piano capolino in mezzo a ruderi bizantini e chiese.
Ci spogliamo per un po’ della nostra veste di business men e vestiamo i panni di normali turisti, di viaggiatori qualsiasi in procinto di girovagare per la città. Abbiamo tutte le scuse per farlo: un buon manager deve conoscere il territorio in cui dovrà operare! Non vediamo l’ora di dismettere per un po’ i nostri panni e percorrere spensierati il territorio da esplorare.
Sommario
ToggleOltre il mercato delle spezie di Istanbul
Attraversata la zona del mercato delle spezie ed il ponte di Galata, ecco in lontananza l’omonima Torre svettante sul quartiere genovese di Galata con il suo coronamento a cono, che domina i tetti delle case e si staglia netto a definire un caratteristico skyline, visto dal mare.
Dopo un estenuante zigzagare del taxi in mezzo ad un traffico infernale (forse il tassista avrebbe potuto prendere una scorciatoia!) ci troviamo finalmente in piazza Taksim, dopo aver superata la Fabbrica dei Cannoni ed esserci arrampicati sulla Salita degli Italiani (Italyan Yokuşu), a Firüzağa, su cui si affaccia l’Ospedale oncologico soprannominato degli Italiani e dedicato a Giovanni Agnelli.
L’albergo che ci aspetta in piazza Taksim è il rinomato Marmara Hotel, restaurato di recente e con un ristorante elegante sul tetto dell’albergo, con bar-caffetteria, oltre ad una piscina scoperta, sauna, massaggi, palestra, ecc.
Pagato il taxi (il tassista è stato onesto, ha rispettato il tassametro e noi gli abbiamo dato una mancia come usanza) e sistemate le valigie, cosa c’è di meglio di un buon caffè nel bar sottostante? Poi, con una guida in mano preventivamente acquistata in Italia, iniziamo il nostro tour della città.
Siamo emozionati come scolaretti in procinto di affrontare una gita scolastica!
L’ampia piazza con il monumento ad Atatürk ci sorprende da subito uscendo dall’hotel e dirigendoci verso piazza Taksim, la facciata più appariscente dell’Istanbul occidentalizzata, con la sua vita pulsante a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Le aiuole fiorite al centro della piazza fungono da spartiacque al traffico, ammiccando con i loro variopinti colori ai passanti distratti. Sostiamo davanti al monumento, eretto nel 1928 per celebrare la nascita della repubblica turca, piazzato al centro per commemorare l’eroico padre della patria, Atatürk, nell’atto di spronare un drappello di soldati a marciare contro la tirannia dell’ormai obsoleto impero ottomano.
Gli effluvi dei fiori, dalle cangianti tonalità cromatiche, richiamano folle di turisti e venditori tra spruzzi di acqua gorgoglianti, tra l’entusiasmo dei bambini e dei venditori di palloncini multicolori, esibiti in bella mostra su lunghi bastoni protesi verso il cielo.
Il simpatico trenino rosso di Istanbul per percorrere le strade della città
Dopo uno sguardo rapido in giro, saliamo sul simpatico trenino rosso nei pressi dell’Istituto Francese di Cultura e ci lasciamo trascinare lungo una delle più famose strade di Istanbul in Turchia, frequentata da una moltitudine incessante di persone, soprattutto nei fine settimana: l’İstiklâl Caddesi, ossia “Viale dell’Indipendenza”, l’antica Grande Rue de Péra, ubicata nello storico distretto di Beyoğlu (Pera).
L’elegante arteria è stata trasformata in una zona pedonale lunga all’incirca tre chilometri, sulla quale si affacciano boutique, librerie, gallerie d’arte, cinema, teatri negozi di dischi, bar, pub, night club, pasticcerie e ristoranti. Questa nostra prima escursione sul caratteristico trenino rosso, che l’attraversa tutta, è una perlustrazione di massima per farci un’idea iniziale.
Stimolati, però, da un improvviso senso di vuoto allo stomaco, scendiamo in prossimità del Liceo Galatasaray, uno dei migliori istituti di istruzione fondati in Turchia ai tempi dell’Impero Ottomano, che si trova pressoché al centro del viale e di fronte alla zona più caratteristica di ristorantini del quartiere francese di Pera: Çiçek Pasajı (letteralmente passaggio dei fiori), in origine chiamato Cité de Péra, nel cui interno si trovano caratteristici ristoranti e caffetterie.
La storica galleria, sita su İstiklal Caddesi nel distretto di Beyoğlu (Pera), ci stupisce per i suoi sontuosi palazzi di architettura tardo-ottomana (XIX e l’inizio del XX), ma anche in stile eclettico (neoclassica, neogotica) e Art Nouveau, in un miscuglio di stili e di arzigogolate architetture, confuse tra edifici moderni nati dopo l’istituzione della Repubblica Turca. La strada parte dalla medievale Galata intorno alla Torre omonima e termina nella moderna Piazza Taksim.
Il cibo diventa protagonista del nostro viaggio
Scendiamo dal trenino e ci avviamo in un rapido giro di perlustrazione, ma soprattutto alla ricerca di cibo da mettere subito sotto i denti. La sorpresa ci aspetta là vicino e scorgiamo in una vetrina due donne che preparano degli squisiti gözleme, una sorta di pizza preparata al momento e cucinata su una particolare piastra nera di metallo, opportunamente riscaldata e leggermente convessa. Le donne, abbigliate nei caratteristici costumi turchi delle contadine anatoliche, sono sedute per terra e preparano questo tipo di pane con diversi ripieni (spinaci e formaggio, patate e carne, ecc.).
Entriamo subito nel locale. Le donne ci accolgono con un sorriso, ci fanno scegliere il ripieno desiderato e stendono la leggera sfoglia di pane, su cui pongono il ripieno da noi scelto. La piegano, e lo rigirano sulla piastra. Prendiamo due gözleme a testa e li mangiamo lì seduti su una panca. Finalmente satolli e soddisfatti, ci beviamo un bicchiere di ayran a testa (bevanda a base di yogurt, acqua e sale), che è una speciale bevanda molto gradevole e popolare in Medio Oriente, Asia Centrale e in Europa sud-orientale).
Dopo aver pagato il conto alla cassa, decidiamo di cambiare degli euro nel vicino cambio perché siamo a corto delle poche lire turche cambiate preventivamente in aeroporto e di proseguire il nostro itinerario a piedi. Ci sono molti uffici di cambio sulla strada, oltre a numerose banche, ed entriamo in uno scelto a caso.
Ma le sorprese a Pera non mancano! In prossimità del cambio, diamo una sbirciata al famoso mercato, Balik Pazari, di frutta, verdura e pesce, che arriva ogni giorno fresco dal Bosforo o dal Mar di Marmara e anche dal Mar Nero.
Il Bazaar di Pesce di Beyoglu, sempre nel quartiere di Beyoglu a Taksim, si trova di fronte al Liceo di Galatasaray e nei pressi della Galleria di Fiori o Cicek Pasaji. Una fitta rete di vie e gallerie ci accoglie, entrando da uno degli ingressi, in mezzo a odori contrastanti di pesci appena pescati, di verdure fresche e naturali, di strilloni che indicano la loro merce, dando anche consigli vari su come cucinare il pesce o altro.
I rumori e i sapori si mescolano in mezzo al flusso della gente che incessantemente va e viene, a volte con una patata fumante, ripiena o no, tenuta in mano.
È un viavai continuo di persone che ci frastorna in mezzo all’abbondanza di frutta, di cumuli di verdure, di spezie varie, di oggetti scacciapensieri, in un frastuono incessante di venditori e di passanti e in un crogiolo di razze e di lingue.
Il percorso a piedi partendo dalla storica funicolare del Corno d’Oro
Storditi, usciamo da quella simpatica e allegra bolgia, per proseguire il nostro cammino fino alla fine della strada, a Tünel, tunnel, ovvero una funicolare storica che è ubicata sulla costa nord del Golden Horn (Corno d’Oro).
Ha due stazioni che collegano il quartiere di Beyoğlu, che stiamo per lasciare, con quello di Karaköy Curiosità storica che leggiamo sulla guida: Tünel si trova a circa 573 metri sul livello del mare, fu inaugurato il 17 gennaio 1875 ed è il secondo più vecchio tunnel sotterraneo esistente al mondo, dopo la metropolitana di Londra (1863).
Poiché Pera era diventata un po’ il cuore pulsante di Istanbul con tutte le ambasciate straniere trasferitesi lì da Galata, nella seconda metà del XIX secolo, sia l’attuale Beyoğlu che Galata (oggi Karaköy) erano diventate il centro finanziario e commerciale di Costantinopoli (l’attuale Istanbul) e dell’Impero Ottomano.
Quindi l’intera area divenne sede di ambasciate, di eleganti e prestigiosi hotel, di banche, di compagnie di assicurazioni anche internazionali, di fiorenti attività commerciali, cosicché il quartiere di Pera raggiunse l’apice della sua fioritura ,
La passeggiata a piedi ci ha consentito di immergerci completamente nella magica atmosfera del passato attraverso degli scorci sui giardini delle ambasciate, che lì si affacciano civettuole.
Ci avventuriamo spinti dalla curiosità, osservando oggetti in disuso (fez, narghilè, vecchie lampade Liberty, ecc.) che occhieggiano da polverose vetrine di negozi tra cumuli di vecchi libri appoggiati in bilico su bancarelle improvvisate, anche all’esterno confusi tra bigiotteria, abiti nuovi o usati.
Un mercato continuo attraversato da un flusso costante di turisti e persone, donne velate e vestite all’ultima moda, o addirittura con tatuaggi ed piercing all’ombelico.
Per oggi ci fermiamo qui, dopo una rapida tappa alla chiesa di S. Antonio, la più importante tra quelle che si affacciano sull’arteria pedonale, in mezzo ad altre chiese, moschee e bagni turchi che spuntano qua e là sulla strada principale e sul dedalico incrocio di traverse.
Scendiamo verso Galata cercando di osservare tutto e di confonderci anche noi nel miscuglio di gente che sale e scende lungo la ripida strada che porta giù alla Torre, se non si vuol prendere il trenino di Tünel.
La Torre è là in fondo che ci aspetta, svettando civettuola con quel suo buffo copricapo a cono che ci osserva da sopra i tetti delle case in un saliscendi di emozioni e sensazioni.
Comments 1
i am irfan khatri i really like ur every poem and ever essays and specially publication of novels and poems too the above article is very fantastic and very realted though with full of information regarding history of Istanbul turkey yjanks for sharing a wonderful article i ;l;ike it very much warmest regards m irfan khatri