A circa 50 km a nord della città di Shiraz sorgono i resti della splendida Persepoli, uno dei siti archeologici meglio conservati al mondo, dal 1979 Patrimonio dell’Umanità Unesco. Scalinate, parapetti e pavimenti si presentano ai visitatori in ottimo stato di conservazione, per questo ancora oggi il sito si riconferma una tappa d’obbligo per chiunque compia un viaggio in Iran per affari o per piacere.
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ToggleLa storia di Persepoli, dagli Achemenidi ai giorni nostri
La costruzione di Persepoli, una delle cinque capitali dell’impero achemenide (assieme a Babilonia, Ecbatana, Pasargadae e Susa) iniziò nel 520 a.C. circa, sotto il regno di Dario I, e durò ben settant’anni: venne eretta con lo scopo di ospitare le delegazioni straniere in visita, per essere poi notevolmente ampliata durante il regno di Serse e Artaserse I nel corso del IV secolo a.C.
In quei tempi l’accesso a Persepoli era proibito agli stranieri, e solo una volta l’anno i re achemenidi imbastivano un sontuoso ricevimento in cui gli emissari di rango più alto delle popolazioni sottomesse avevano il privilegio di inchinarsi davanti al trono reale, offrendo doni e tributi: questo avvenimento veniva scolpito sulle mura di Persepoli, a memoria dei posteri, e anche noi oggi possiamo ammirare i reperti raffiguranti queste importanti celebrazioni.
Nel 330 a.C, Alessandro Magno invase Persepoli facendo entrare il suo esercito attraverso la via Reale. Poco dopo, un inaspettato e devastante incendio, divampato, secondo le fonti, proprio dal palazzo di Serse, distrusse completamente tutto il resto della città. In realtà non è chiaro se il fuoco sia stato un incidente o un atto deliberato di vendetta per la combustione dell’Acropoli di Atene durante la seconda invasione persiana della Grecia.
A partire dal 316, ancora in qualità di capitale persiana, Persepoli iniziò la sua fase di declino.
Fin dal Medioevo, il sito attirò l’attenzione dei viaggiatori europei; la prima descrizione dettagliata è stata composta dal romano Pietro Della Valle, che di ritorno da un viaggio durato dodici anni, dal 1614 al 1626, riportò dalla Mesopotamia anche alcune iscrizioni di Persepoli.
Dobbiamo la scoperta delle sue rovine agli scavi compiute dall’archeologo francese André Godard negli anni Trenta del Novecento.
Il nome moderno della località su cui attualmente sorge il sito è Takht-e Jamshid, da utilizzare per le eventuali prenotazioni nella vicina Shiraz. Ci si può arrivare in auto, se si viaggia lungo la direttrice che passa per Kashan e Isfahan, percorso che dà l’opportunità di visitare anche gli altri due siti archeologici di Pasargade (quello con la tomba di Ciro il Grande) e di Naqsh-e Rostam (con le tombe dei grandi re dei persiani scavate nella roccia).
Cosa si può vedere a Persepoli
- La terrazza. Il complesso di Persepoli si erge su una terrazza di 440×300 metri, elevata a 14 metri di altezza dal terreno circostante, e a sua volta realizzata su quattro livelli: il primo era adibito al ricevimento delle delegazioni, il secondo riservato ai nobili, cui faceva seguito il terzo livello destinato ai servizi generali e, infine, quello dell’amministrazione. Molto probabilmente la progettazione della terrazza tenne in considerazione le esigenze di difesa in caos di attacco nemico, e ancora oggi è possibile ammirare le colossali costruzioni rimaste in piedi sul suo perimetro, con tanto di imponenti pilastri e colonne.
- La scalinata di Persepoli rappresenta l’accesso al terrazzo ed è costituita simmetricamente da due rampe divergenti e poi convergenti, ciascuna composta da 111 gradini molto bassi, per agevolare i dignitari più anziani nella salita.
- La Porta di tutte le Nazioni deve il suo nome ai sudditi delle diverse nazioni che costituivano l’impero: si tratta di una grande sala quadrata, con quattro colonne e l’ingresso sul lato occidentale. Come guardiani della Porta, due lamassu a forma di toro e con teste barbute si trovano sulla soglia occidentale, mentre altri due, sono posti all’ingresso orientale. La dedica di Serse I era incisa su un lato dell’edificio in tre lingue, persiano antico, elami e babilonese: “Ahuramazda è un grande dio per aver creato la terra, il cielo, l’uomo e per lui la felicità, colui che creò Serse e lo fece diventare Re, Re dei Re, Re dei differenti popoli, Re di questo mondo vasto e immenso. Serse, il grande re, dichiara: io ho costruito questa Porta di Tutti i Popoli e molti altri edifici eretti da me dal mio padre. Quello che abbiamo costruito di bello è stato per ispirazione divina. Serse il grande Re dichiara: Ahuramazda protegga me il mio regno, protegga quello che ho costruito io e che ha costruito mio padre”.
- La Sala del Trono (o Palazzo delle Cento Colonne) occupa interamente la parte nord-occidentale della terrazza. La sala centrale dell’edificio ha una pianta quadrata di 75 m, su cui un tempo di ergevano le cento colonne disposte in file da dieci. Oggi restano visibili solo le basi e parzialmente le cornici delle porte, e sono ancora ben conservati i bassorilievi: quelli degli ingressi nord e sud del palazzo simboleggiano soprattutto l’affermazione della regalità, mentre quelli della parte orientale e occidentale raffigurano scene eroiche di lotta contro il male A sud di questa sala è situata la Sala del Tesoro, costituita da una serie di camere dislocate su una superficie di 10 000 m². Gli scavi archeologici hanno rinvenuto delle tavolette di legno e d’argilla su cui è specificato l’ammontare dei salari e dei benefici pagati ai lavoratori che costruirono il sito; inoltre, secondo quanto tramandato da Plutarco, ben 10.000 muli e 5.000 cammelli furono necessari ad Alessandro Magno per trasportare il tesoro di Persepoli.
- Apadana è l’enorme palazzo costruito a partire dal 515, sotto Dario, e poi portato a termine durante il regno di Serse. Aveva una grande sala a forma quadrata, e ognuno dei lati misurava 60 metri; conteneva 72 colonne, tredici delle quali si trovano ancora erette sull’enorme piattaforma. Ogni colonna era alta 19 metri con un plinto quadrato a forma di toro a sostenere il peso del soffitto; la sommità delle colonne era costituita da sculture rappresentanti vari animali come tori a due teste, leoni e aquile. Le colonne erano unite tra loro con travi di quercia e cedro, provenienti dal Libano; le pareti erano coperte da uno strato di fango e stucco, per uno spessore di 5 cm., utilizzato per l’incollaggio e poi ricoperto con un particolare stucco verdastro comune a tutti i palazzi.
- Il Tachara, il Palazzo di Dario, si trova a sud dell’Apadana. Costruito da Dario I, il venne poi completato da Serse I e ampliato da Artaserse III, che aggiunse una seconda scala a occidente. Le decorazioni ancora ben conservate raffigurano Dario in diversi episodi cruciali, ad esempio durante un combattimento contro bestie feroci o nel momento in cui si accinge a uscire dal palazzo indossando abiti e accessori preziosi.
- Prendendo il nome dai suoi tre ingressi, il Tripylon o sala delle udienze di Serse, è un piccolo palazzo nel centro di Persepoli, accessibile a nord da una scala intagliata con bassorilievi che mostrano principalmente guardie medie e persiane, mentre altri rilievi rappresentano nobili e cortigiani che si recano ad un banchetto. Un corridoio si apre ad est su una porta decorata con un bassorilievo mostrante, nella parte superiore, Dario sul suo trono con il principe ereditario Serse, al riparo sotto un baldacchino ornato di simboli divini, tori, leoni e ghiande, e, nella parte inferiore, emissari delle ventotto nazioni che costituivano l’impero persiano.