L’Iran è un grande mercato potenziale. La seconda più grande economia del Medio Oriente dopo l’Arabia Saudita, e la seconda più grande popolazione del Medio Oriente dopo l’Egitto. Il debito estero è basso e il paese vanta un regime fiscale attraente: l’aliquota massima in Iran è del 25 per cento, mentre i dividendi e gli interessi bancari sono esenti da tasse.
Dopo la revoca, ad inizio di quest’anno, delle maggiori sanzioni internazionali, l’Iran è pronta a realizzare nuove relazioni nel mondo del petrolio, del gas e del commercio in generale. Infatti fino a poco tempo fa era quasi impossibile per l’Occidente realizzare qualsiasi attività commerciale con l’Iran, e chi desiderava fare business doveva necessariamente affidarsi ad un partner iraniano che richiedeva una quota di partecipazione societaria superiore al cinquanta percento.
Attualmente il valore degli scambi dell’Unione Europea con ‘Iran è di circa 8 miliardi di dollari e si prevede un aumento di 16 miliardi di dollari nei prossimi due anni. Da gennaio, oltre l’Italia anche molti paesi europei – Francia, Svizzera e Germania – hanno firmato contratti con il governo iraniano o con aziende private.
In Italia, in particolare, da diversi mesi diverse delegazioni istituzionali e commerciali italiane, anche sul piano regionale, si sono recate nel paese per rafforzare gli scambi e consolidare i rapporti economici.
Tra le regioni più attive figura la Lombardia le cui aziende hanno registrato nei primi sei mesi del 2016 un aumento del 27 per cento dell’export verso l’Iran, superando i 266 milioni di euro, circa 60 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2015.
Ma la corsa degli Stati Uniti, indipendentemente dall’esito delle nuove elezioni, è già iniziata da tempo. Tra le soluzioni che intendono “esportare” rientrano quelle legate alle telecomunicazioni, alla tecnologia e ai trasporti che miglioreranno anche tutta la infrastruttura del Paese.
Interessante anche il boom edilizio che l’Iran avrà prossimamente e il loro desiderio di recuperare, in fretta, la posizione di primo produttore OPEC.
Investire in zone a rischio non è sempre nei progetti di alcune aziende, ma ci sono molte realtà che sono disposte a trovare nuove vie di business. È sicuramente un’area da guardare nel prossimo futuro.
Un viaggio di esplorazione sarebbe comunque opportuno…